Prosegue il clima di forte tensione tra Israele e Vaticano dopo l’intervista concessa il 6 ottobre dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, all’«Osservatore Romano», in occasione del secondo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Il porporato ha ricordato «l’attacco terroristico compiuto da Hamas e da altre milizie contro migliaia di israeliani e di migranti residenti» definendolo «disumano ed ingiustificabile». «La brutale violenza perpetrata nei confronti di bambini, donne, giovani, anziani, non può avere alcuna giustificazione. È stato un massacro indegno e — ripeto — disumano».
Parolin ha ribadito che «la Santa Sede ha espresso immediatamente la sua totale e ferma condanna, chiedendo subito la liberazione degli ostaggi» e che continua «a chiedere di porre fine a questa spirale perversa di odio e di violenza che rischia di trascinarci in un abisso senza ritorno».
Il Segretario di Stato ha descritto la situazione a Gaza come «ancora più grave e tragica rispetto a un anno fa, dopo una guerra devastante che ha mietuto decine di migliaia di morti».
«È necessario recuperare il senso della ragione – ha affermato – abbandonare la logica cieca dell’odio e della vendetta, rifiutare la violenza come soluzione. È diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità».
Poi l’affondo più drammatico: «Mi colpisce e mi affligge il conteggio quotidiano dei morti in Palestina, decine, anzi a volte centinaia al giorno, tantissimi bambini la cui unica colpa sembra essere quella di essere nati lì: rischiamo di assuefarci a questa carneficina!».
«È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere “vittime collaterali”», ha aggiunto, denunciando che «la guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze».
Parolin ha poi criticato «l’espansionismo spesso violento dei coloni» che «vuole rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese», pur ribadendo che «l’antisemitismo è un cancro da combattere e da estirpare».
Parolin ha invitato la comunità internazionale a interrogarsi «sulla liceità, ad esempio, del continuare a fornire armi che vengono usate a discapito della popolazione civile».
«La Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina dieci anni fa», ha ricordato, precisando che «la nascita di uno Stato palestinese mi sembra ancora di più valida. È la via, quella dei due popoli in due Stati, che la Santa Sede ha perseguito fin dall’inizio».
Un pensiero anche ai cristiani di Gaza: «Essi partecipano in tutto e per tutto alle vicende del loro martoriato popolo palestinese, del quale condividono le sofferenze».
La replica di Israele è arrivata con una nota pubblicata su X dall’ambasciata presso la Santa Sede:
«La recente intervista al Cardinale Parolin, sebbene sicuramente ben intenzionata, rischia di minare gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo. Si concentra sulla critica a Israele, trascurando il continuo rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi o di porre fine alla violenza. Ciò che più preoccupa è l'uso problematico dell'equivalenza morale laddove non è pertinente. Ad esempio, l'applicazione del termine "massacro" sia all'attacco genocida di Hamas del 7 ottobre sia al legittimo diritto di Israele all'autodifesa. Non esiste equivalenza morale tra uno Stato democratico che protegge i propri cittadini e un'organizzazione terroristica intenzionata a ucciderli. Ci auguriamo che le dichiarazioni future riflettano questa importante distinzione».
Malgrado le tensioni, il cardinale Parolin ha ribadito che la Santa Sede «continua a chiedere pace, a invitare al dialogo, a usare le parole “negoziato” e “trattativa”».
«L’alternativa alla diplomazia – ha concluso – è la guerra perenne, l’abisso dell’odio e dell’autodistruzione del mondo».
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