Continua ed è arrivato al settimo giorno lo sciopero della fame delle attiviste di Ultima Generazione. Questa mattina alle 9.20, Alina, Beatrice e Serena, insieme ad altre sette persone, si sono presentate davanti alla Camera dei deputati per chiedere al governo Meloni di riconoscere «il genocidio in corso a Gaza» e di garantire «protezione e sicurezza» alle persone salpate con le Flotille.
Esposti cartelli con la scritta «settimo giorno di sciopero della fame», una bandiera palestinese e lo striscione «Ultima Generazione».
A differenza dei turisti lasciati attraversare la piazza, i manifestanti lamentano di essere stati subito fermati: «Placcati dalle forze dell’ordine, in stato di fermo senza giustificato motivo».
Gli attivisti denunciano che i «palazzi del potere» siano ormai «fortezze protette, senza contatto con la vita delle persone, al servizio dell’economia del riarmo, della guerra e del genocidio».
Il caso si lega alle minacce israeliane alla Flotilla. Dopo l’invio di una fregata italiana mercoledì e di una seconda unità destinata a sostituirla, il ministro della Difesa Guido Crosetto «ha fatto sapere che non garantirà la sicurezza della missione umanitaria» spiegano i manifestanti. Una posizione che, secondo loro, riflette la linea della premier Giorgia Meloni, convinta che la Flotilla e «il milione di persone scese in piazza il 22 settembre rappresentino un pericolo politico per il suo governo».
Beatrice, 32 anni, veterinaria, è in qui in piazza : «Siamo al settimo giorno di sciopero della fame. A piazza di Montecitorio - continua - le transenne stanno diventando sempre più numerose, chiudono sempre più parti della piazza. I turisti sono passati, quindi si impedisce solo l’accesso a persone che manifestano pacificamente. Sono sette giorni che non mangiamo, mercoledì notte è stata attaccata la Flotilla, la situazione sta diventando sempre più grave, ci sono sempre più persone che vengono trucidate in Palestina, e noi vogliamo che sia posto un termine a tutto questo. Noi vogliamo che l’Italia interrompa la complicità che ha con il governo israeliano, perché siamo il terzo Paese che vende e compra armi da Israele».
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