
«Per Sergio Leone C’era una volta in America era soprattutto un atto d’amore», ha raccontato Robert De Niro durante l’incontro con Walter Veltroni al Cinema Moderno di Roma, in occasione della proiezione in 4K del capolavoro di Leone per gli studenti di cinema, evento conclusivo della rassegna Il fuori sala di Alice nella città.
L’attore, emozionato, ha ricordato il lungo lavoro sul set e la sensibilità del regista romano: «Ho avuto la netta sensazione che non volesse che finisse mai, per non provare quella triste sensazione agrodolce che si avverte quando abbandoni un set e lasci tante persone che forse non rivedrai più».
Alla domanda su chi fosse davvero Sergio Leone, De Niro ha risposto con un ricordo che restituisce l’immagine di un regista umano, ironico e lontano da ogni posa autoriale, ma capace di costruire un cinema imponente e intimo allo stesso tempo.con parole cariche di affetto: «Era simpatico (in italiano, ndr), una che non ostentava nessuna pretesa, era insomma fantastico».
Interpellato sullo stato del cinema epico, De Niro non ha dubbi: «Penso di sì. È il caso di Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson, che non ho ancora visto, ma di cui mi hanno parlato tutti bene».
Riflettendo sui cambiamenti dell’industria cinematografica, aggiunge: «Oggi molti film vengono realizzati per esempio per lo streaming, per essere suddivisi in tanti episodi. Certo, questo è un modo diverso di raccontare la storia, ma credo che il film epico sia ancora possibile. Penso ad esempio a registi come Martin Scorsese».
Una riflessione che suona come un ponte tra passato e presente, tra la pellicola e le piattaforme digitali.
Parlando della musica di Ennio Morricone, De Niro non nasconde la sua gratitudine: «Pesa molto, ve lo assicuro. Ho avuto la fortuna di aver lavorato in quattro film con le sue musiche e quindi conosco la differenza».
Il sodalizio tra Leone e Morricone è stato una delle colonne portanti del cinema mondiale, e l’attore americano ne riconosce il valore assoluto: «Era un grande compagno, unico, speciale».
De Niro ha poi ricordato il suo legame con l’Italia e la formazione ricevuta dai grandi maestri del nostro cinema: «Da ragazzo a New York ho visto tanto cinema che veniva dall’Italia». Un tributo che conferma quanto il cinema italiano abbia influenzato la sua sensibilità artistica e il suo modo di intendere la recitazione: «Penso a Federico Fellini, ad Antonioni, a Pasolini, tutti autori che ho sempre guardato con ammirazione e che ho amato tantissimo».
Infine, l’attore ha parlato dell’America di oggi, con toni diretti e preoccupati: «Che Dio ci aiuti! Non si può continuare ad usare la parola speranza, ma bisogna reagire così come si è cominciato a fare, per esempio, a New York con le elezioni del nuovo sindaco, ma anche in Virginia e in California».
De Niro, da sempre voce critica contro l’ex presidente Donald Trump, non ha risparmiato le sue parole: «Non si può permettere che questa amministrazione bullizzi tutto perché credo sia fondamentale rispondere. Vogliamo insomma che ci venga restituito il nostro Paese e non venga trasformato, come sta succedendo, in una dittatura fascista».
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