Roma, 7 novembre 2025
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Roma guida la classifica nazionale degli eventi estremi

Nel nuovo Report Città Clima 2025 di Legambiente Roma risulta la città italiana più colpita dagli eventi meteo estremi: 93 casi in dieci anni, di cui 54 allagamenti da piogge intense. L’associazione chiede al Comune di accelerare sulla Strategia di Adattamento e sulle politiche per ridurre le emissioni

di Edoardo IacolucciULTIMO AGGIORNAMENTO 2 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Roma è la città italiana con più eventi climatici estremi registrati dal 2015 al 2025. È quanto emerge dal nuovo Report Città Clima 2025 di Legambiente, dedicato quest’anno alla governance per l’adattamento al clima nelle aree urbane. Nella Capitale, secondo i dati dell’Osservatorio Città Clima, si sono verificati 93 eventi estremi in dieci anni, pari all’11,5% del totale nazionale, più del doppio rispetto a Milano, seconda con 40.

La fotografia restituita dal rapporto è preoccupante: 54 allagamenti da piogge intense, 12 danni da vento, 12 danni alle infrastrutture, 3 episodi di grandine, 3 esondazioni fluviali, 6 mareggiate, un episodio di siccità prolungata, uno legato a temperature record e un danno al patrimonio storico. Roma si conferma così la città più vulnerabile del Paese alla crisi climatica, con un numero crescente di episodi che incidono direttamente sulla qualità della vita urbana.

Scacchi (Legambiente): «Roma continua a pagare il prezzo del consumo di suolo»

«Continua a salire nella Capitale il numero di eventi estremi provocati dalla crisi climatica, e a Roma si continua a registrare il record nazionale - commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio e responsabile nazionale mobilità di Legambiente - sicuramente a causa della vastissima estensione della città, ma soprattutto per il galoppante consumo di suolo, che vediamo contrarsi solo nell’ultimo anno».

Secondo Scacchi, le politiche urbanistiche passate hanno aggravato la vulnerabilità del territorio: «Per troppo tempo, ovunque, sono nati prima quartieri e pesanti urbanizzazioni e poi un diluvio di enormi hangar della logistica».

Il presidente regionale sottolinea che la Strategia di Adattamento approvata dal Comune di Roma a gennaio 2025 rappresenta un passo nella giusta direzione: «Si fissano principi fondamentali per affrontare eventi meteorici violenti, garantire approvvigionamento idrico, generare politiche di adattamento alle temperature crescenti e contenere gli impatti erosivi sulla linea di costa».

Le quattro priorità della Strategia di Adattamento

Questo documento approvato dal Campidoglio individua quattro assi principali piogge intense e alluvioni, con rischio per quartieri e infrastrutture, sicurezza dell’approvvigionamento idrico, in uno scenario di riduzione delle precipitazioni e periodi di siccità prolungata, adattamento delle aree urbane alle temperature in aumento, con attenzione alla salute pubblica, difesa delle aree costiere, colpite da erosione, trombe d’aria e mareggiate, aggravate dall’innalzamento del livello del mare.

Per ogni misura vengono indicati i costi previsti, le competenze e gli studi da realizzare, insieme alle fonti di finanziamento già disponibili e a quelle da reperire con il supporto di Regione Lazio e Governo. Tra gli strumenti già in campo figura anche l’Atlante delle pavimentazioni urbane per ridurre il surriscaldamento estivo, tassello operativo del percorso di attuazione della Strategia.

«Ora serve accelerare»: la doppia sfida di adattamento e decarbonizzazione

Legambiente riconosce che «i risultati positivi della strategia di adattamento si vedranno nel medio-lungo periodo», ma invita ad accelerare con risolutezza sui provvedimenti operativi.
«Ora si deve agire nella doppia grande sfida – spiega Scacchi – dell’adattamento al clima che cambia e dell’abbattimento delle emissioni climalteranti, con l’energia green, una gestione corretta dei rifiuti e una imprescindibile riduzione del numero terrificante di auto sulle nostre strade».

Per l’associazione ambientalista, la riduzione delle emissioni nella Capitale passa da una drastica diminuzione del traffico privato e dal rafforzamento del trasporto pubblico locale. Scacchi avverte: «Vediamo i primi cantieri per le nuove tranvie e i prolungamenti delle metro, ma la scelta politica di ridurre il numero di automobili sembra ancora lontanissima dal concretizzarsi, a guardar bene la chiarissima marcia indietro sulla Fascia Verde».

Il riferimento è alle recenti decisioni dell’amministrazione di rimodulare la zona a traffico limitato per i veicoli inquinanti. Una mossa che, secondo Legambiente, rischia di rallentare il percorso verso la neutralità climatica.

Un’emergenza nazionale che si concentra nelle città

Nel complesso, il report di Legambiente ha registrato 811 eventi meteo estremi tra il 2015 e il 2025 nei Comuni italiani sopra i 50mila abitanti, pari al 34,2% del totale nazionale.

Gli allagamenti da piogge intense restano la causa più frequente, con 371 casi in dieci anni, seguiti da 167 danni da vento e trombe d’aria, 60 esondazioni fluviali e 55 danni alle infrastrutture.

Tra le grandi città oltre i 500mila abitanti, dopo Roma e Milano, figurano Genova (36 eventi), Palermo (32), Napoli (20) e Torino (13). Nella fascia tra 50mila e 150mila abitanti spicca Fiumicino, con 11 episodi totali – sette dovuti a mareggiate – che la collocano tra le dieci peggiori in Italia per intensità degli impatti.

Governance climatica: ritardi e carenze strutturali

Nel documento, Legambiente dedica ampio spazio alle criticità della governance nazionale.
Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc), approvato a fine 2023, prevede 361 misure, ma «rimane un documento e nulla più». Mancano infatti il decreto per l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’adattamento, il Forum permanente per la partecipazione dei cittadini e soprattutto fondi specifici per l’attuazione delle azioni.

L’associazione avverte che «senza questi passaggi fondamentali il Piano resterà teoria e buone intenzioni». Per questo chiede al Governo di emanare subito il decreto di attuazione e di stanziare le risorse necessarie.

Accanto all’attuazione del Pnacc, Legambiente propone anche una legge nazionale sullo stop al consumo di suolo, ferma in Parlamento dal 2016, e l’introduzione di misure strutturali come la riapertura dei corsi d’acqua tombati e la diffusione di sistemi di drenaggio sostenibile (Suds) in sostituzione di asfalto e cemento.

«Da Roma e da ogni città serve un impegno risoluto»

Guardando al contesto internazionale, Scacchi richiama l’attenzione sulla COP30 in Brasile, in apertura, e sulla necessità di tradurre in azioni locali gli impegni globali sul clima: «Da Roma e da ogni città è fondamentale che l’impegno sia più che mai risoluto, per fermare la febbre del pianeta e mettere in sicurezza la cittadinanza».

Il report sottolinea che solo il 39,7% dei Comuni italiani sopra i 50mila abitanti dispone di un piano o di una strategia di adattamento al clima, e che nelle città medie la percentuale scende fino al 32%.
Legambiente invita a un cambio di passo radicale, integrando gli strumenti di pianificazione urbana e investendo nella formazione tecnica del personale comunale, «per creare una cultura capace di affrontare le sfide dell’adattamento climatico in modo sistemico e interdisciplinare».

«I risultati - conclude Scacchi - si vedranno solo se le città sapranno lavorare insieme, riducendo le emissioni e ripensando la mobilità, l’energia e la gestione del suolo. È una sfida che Roma, più di ogni altra, non può permettersi di perdere».

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