
La Corte costituzionale, con la sentenza n. 163 del 2025, ha annullato in più parti il decreto interministeriale n. 226/2024 che disciplinava il foglio di servizio elettronico per il noleggio con conducente (Ncc). Secondo i giudici, le norme introdotte dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti «perseguono con mezzi sproporzionati il fine concorrenziale», interferendo con le competenze regionali in materia di trasporto pubblico locale.
Nel dettaglio, la Consulta ha dichiarato illegittimi tre punti del decreto: l’obbligo di un intervallo minimo di 20 minuti tra prenotazione e inizio corsa per i servizi avviati fuori rimessa, il divieto di contratti di durata con soggetti che svolgono anche indirettamente attività di intermediazione, e l’obbligo di utilizzare esclusivamente l’applicazione informatica ministeriale per la compilazione del foglio di servizio elettronico.
Soddisfazione da parte della Cna Fita Ncc, che in una nota definisce la sentenza «un passaggio fondamentale per ristabilire equilibrio e libertà di impresa».
«Ora chiediamo al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di riaprire con urgenza il tavolo di confronto con le associazioni di categoria – ha dichiarato il presidente Simone Magellano – per arrivare a una riforma equa del trasporto non di linea».
Secondo Magellano, «occorre riscrivere da zero le nuove regole, in modo che, nel rispetto della decisione dei giudici costituzionali, siano garantite la libertà di iniziativa privata, l’autonomia contrattuale e la neutralità tecnologica». Solo così, conclude, «sarà assicurato il corretto equilibrio tra le esigenze di controllo pubblico e le legittime aspettative di chi fa impresa».
Di tutt’altro tenore la reazione dei tassisti. Il sindacato Orsa Taxi parla di «profonda indignazione» per una «sentenza politica» che, a suo giudizio, «non tutela la concorrenza leale ma crea un’asimmetria insostenibile».
«I tassisti restano soggetti a regole rigide, tariffe controllate e investimenti pesanti per licenze e servizi, mentre gli Ncc e le multinazionali del noleggio potranno muoversi liberamente, agendo da taxi senza esserlo», si legge nella nota.
Il sindacato annuncia «iniziative di mobilitazione a livello locale e nazionale», con assemblee pubbliche e manifestazioni per chiedere al Governo «di ristabilire regole eque e difendere un servizio pubblico trasparente e accessibile ai cittadini».
La Corte, presieduta da Giovanni Amoroso e con giudice relatrice Emanuela Navarretta, ha accolto i ricorsi presentati dalla Regione Calabria, che denunciava un’eccessiva invasione delle competenze regionali da parte dello Stato.
Nella motivazione, i giudici sottolineano che le misure previste dal decreto – dal vincolo dei venti minuti all’app obbligatoria – eccedono «i limiti della ragionevolezza e proporzionalità», riproponendo di fatto vincoli già bocciati in passato, come l’obbligo di rientro in rimessa.
La Consulta ha quindi disposto l’annullamento delle parti contestate, invitando di fatto il Governo a riscrivere il quadro normativo in materia di Ncc, nel rispetto delle autonomie territoriali e dei principi di proporzionalità e neutralità tecnologica.
Sulla vicenda è intervenuto primo tra tutti Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia, che ha rivendicato il ruolo del suo ente nel procedimento.
«È significativo che sia stata proprio la Calabria a costituirsi davanti alla Corte costituzionale, sollevando il conflitto di attribuzione e aprendo di fatto in tutta Italia il mercato dei taxi e degli Ncc», ha dichiarato ai microfoni di SkyTg24.
Secondo Occhiuto, la decisione della Consulta «introduce elementi di vero liberismo e offre ai cittadini la possibilità di usufruire di servizi più efficienti e più economici». Il governatore ha definito la pronuncia «una grande vittoria per chi si riconosce nei valori liberali» e ha invitato il Governo a «continuare a portare avanti politiche ispirate al libero mercato e alla concorrenza, perché fanno parte del Dna stesso del centrodestra».
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