Roma, 5 novembre 2025
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Fa una domanda “scomoda” alla Commissione europea e Agenzia Nova lo licenzia. Il caso di Gabriele Nunziati

Ordine dei Giornalisti, Stampa Romana e la Scuola di giornalismo Lelio Basso esprimono sostegno al cronista: «Non si può essere licenziati per aver posto una domanda»

di Giacomo ZitoULTIMO AGGIORNAMENTO 4 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

La domanda che ha posto durante una conferenza stampa della Commissione europea è costata a Gabriele Nunziati, giornalista e collaboratore di Agenzia Nova, l’interruzione del rapporto di lavoro. Il suo errore? Aver fatto questa domanda alla portavoce della Commissione, Paula Pinho: «Se la Russia dovrà pagare per la ricostruzione dell’Ucraina, anche Israele dovrà farlo per Gaza?».

Da questa comparazione, definita da Agenzia Nova «fuori luogo» e «tecnicamente sbagliata», è quindi giunto l'allontanamento del cronista, comunicato allo stesso due settimane dopo.

Una vicenda su cui si sono espressi l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Associazione Stampa Romana, che hanno manifestato solidarietà, chiedendo la reintegrazione del cronista «in tempi brevi e a pieno titolo».

La ricostruzione della vicenda

La vicenda è iniziata il 13 ottobre scorso quando il giornalista, durante la conferenza stampa a Bruxelles, aveva messo in difficoltà la portavoce della Commissione che di fronte all'equiparazione tra Russia e Israele aveva risposto dicendo che: «La sua è una domanda molto interessante alla quale però in questa fase non vorrei rispondere».

Da quel momento un silenzio lungo due settimane è stato interrotto dalla comunicazione dell'Agenzia ai danni del cronista. «Dopo quella conferenza stampa mi è stato fatto sapere che la mia domanda non era stata apprezzata. Il 27 ottobre ho ricevuto una lettera che comunicava l’interruzione del rapporto di collaborazione» ha raccontato Nunziati in un’intervista concessa all’ANSA.

«Credo che nel nostro Paese ci sia una costante erosione della libertà di stampa e della libertà d’espressione», ha dichiarato il giornalista, sottolineando che «la Commissione europea era libera di rispondere come voleva. Se avesse ritenuto la mia domanda infondata, lo avrebbe detto. Il fatto che non l’abbia fatto qualcosa vorrà dire».

Le reazioni del mondo dell’informazione

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha espresso «sconcerto per la vicenda che ha visto protagonista il collega Nunziati», ricordando che «non si può essere di fatto licenziati per aver posto una domanda».

L’Ordine ha inoltre ribadito che il ruolo del giornalista «è quello di porre domande, anche scomode o poco gradite, alle istituzioni».

Un messaggio ripreso anche dalla Scuola di giornalismo Lelio Basso, dove Nunziati si è formato: «Siamo vicini a Gabriele e lo invitiamo a proseguire con determinazione il suo percorso professionale», si legge nel comunicato.

Anche la Associazione Stampa Romana ha diffuso una nota di sostegno, definendo l’accaduto «un episodio grave di lesione dell’autonomia professionale» e richiamando la necessità di «maggiori garanzie contrattuali per i collaboratori, spesso i più esposti a pressioni e ingerenze».

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