Roma, 10 novembre 2025
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Ricerca in crisi, contro la «grande espulsione» i precari universitari si trovano per un giorno di mobilitazione a La Sapienza

Appuntamento anche a Roma per il 12 novembre per la mobilitazione nazionale delle assemblee precarie. All'orizzonte, il rischio di migliaia di contratti non rinnovati

di Giacomo ZitoULTIMO AGGIORNAMENTO 3 ore fa - TEMPO DI LETTURA 5'

Il 12 novembre sarà una giornata di mobilitazione nazionale per le Assemblee Precarie Universitarie (APU) che, anche a Roma, si ritroveranno per denunciare la narrazione definita «mistificante» da parte della ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini sulle ultime manovre economiche riguardanti i fondi alla ricerca.

Un appuntamento per ribadire quanto portato avanti in un anno di mobilitazione che, il prossimo mercoledì, troverà nella Città Universitaria de La Sapienza il luogo dove convergere le richieste e le iniziative di protesta.

Lo spettro, già reale, della «grande espulsione»

Il tono della protesta è alto e punta i riflettori su quella che viene definita una «grande espulsione» già in atto di ricercatrici e ricercatori dal sistema universitario.

Secondo le stesse assemblee, infatti, l’aumento dell’FFO (Fondo di finanziamento ordinario dato dal Ministero alle Università) approvato questa estate non è altro che «una mistificazione» che sta invece rendendo il mondo della ricerca sempre più precario.

Le stime delle assemblee parlano di oltre quattro mila precari già costretti ad abbandonare il proprio posto, con numeri che potrebbero salire a diverse decine di migliaia nel prossimo futuro. Una situazione che si è concretizzata dopo l'approvazione in estate della riforma del preruolo, nonostante un anno di proteste per bloccarla.

La condanna alla narrazione «mistificante» sui fondi alla ricerca

La protesta al governo parte dal modo in cui i finanziamenti sono stati presentati. Guardando solo il valore nominale del FFO per il 2025, infatti, si vedrebbe un aumento dei fondi destinati alla ricerca.

Il contrasto però nascerebbe dal diverso punto di partenza del confronto: se da un lato è vero che il FFO 2025 di 9,4 miliardi segna un +336 milioni rispetto al 2024, dall'altro questo importo risulta inferiore di 132 milioni rispetto ai 9,5 miliardi previsti originariamente per il 2025 dal piano di finanziamento approvato nel 2022.

Complessivamente, scrivono le APU, «nel biennio 2024-25 l'FFO risulta ridotto di circa 551 milioni di euro rispetto a quanto previsto originariamente». Se, inoltre, questi aumenti venissero rapportati all’andamento dell’inflazione, segnerebbe comunque una contrazione di 178 milioni rispetto al 2023.

«Serve ben altro per garantire continuità e stabilità, per rispondere alle effettive esigenze del sistema universitario e per tutelare l’università pubblica dall’ingerenza di fondi e finanziamenti privati», si legge nel comunicato delle APU in cui si dichiarava lo “stato di agitazione permanente”. Un messaggio diretto alla ministra che, secondo le APU, «mistifica la realtà per non assumersi la responsabilità politica delle sue scelte».

La condanna sulla perdita di autonomia

Oltre ai tagli, la mobilitazione contesta le riforme che minacciano l'autonomia accademica. La revisione dell'Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) e la riforma dell'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), che secondo i critici verrebbe trasformata «da agenzia tecnica a braccio operativo del Ministero», rappresentano insieme al DDL Gasparri - che introduce nuove norme sul diritto d'autore e misure contro la pirateria online, ma che secondo i critici potrebbe limitare la libertà di espressione - «un attacco coordinato all'autonomia dell'Università come luogo di elaborazione del pensiero».

L'obiettivo, denunciano, è «un'Università sempre più ridimensionata, definanziata e allineata al governo, con lavoratori e studenti irregimentati».

L’appuntamento di Roma del 12 novembre

Contro questo scenario, le Assemblee Precarie Universitarie di Roma si ritrovano a La Sapienza con un preciso programma di mobilitazione. Le richieste principali sono il raddoppio del FFO per allinearlo alla media europea, un piano straordinario di stabilizzazione per il precariato storico, un sistema di reclutamento che garantisca prospettive di carriera certe e «l'espulsione immediata degli enti che finanziano la guerra e il genocidio palestinese».

Alle ore 11 di mercoledì 12 novembre si partirà con l’assemblea sindacale davanti il palazzo della Facoltà di Giurisprudenza. Davanti Lettere, alle 14, è previsto una pausa caffè con «info-point precario» in preparazione per lo speaker corner delle 15 davanti alla statua della Minerva, sotto il Rettorato.

Foto: la protesta della Flc Cgil «La ricerca è lavoro» contro il dl 45/2025 e l’emendamento Occhiuto Cattaneo del 3 giugno 2025. Credit: La Capitale

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