Roma, 26 settembre 2025
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Proteste per Gaza alla Sapienza, la rettrice Polimeni: «Non sospenderemo gli accordi con le università israeliane»

Una posizione che non spegne il conflitto interno all’Ateneo, ma che ne traccia il solco politico e culturale nei mesi a venire

di Anita ArmeniseULTIMO AGGIORNAMENTO 1 giorni fa - TEMPO DI LETTURA 3'

Dopo due giorni di occupazione alla facoltà di Lettere, terminata solo nelle scorse ore, le proteste per Gaza continuano a scuotere la Sapienza. Sit-in, presidi sotto al Rettorato e assemblee convocate dai collettivi studenteschi hanno riportato al centro del dibattito la richiesta di sospendere ogni forma di collaborazione con le università israeliane.

La risposta è molto diversa da quella della facoltà di Roma Tre, che ha approvato all’unanimità, in Senato accademico, una mozione che segna una svolta netta nelle relazioni internazionali dell’Ateneo. Il documento stabilisce che le strutture dell’Ateneo non stipuleranno nuovi accordi né manterranno intese in essere con università, enti di ricerca o istituti che abbiano espresso sostegno ufficiale alla campagna militare israeliana.

Contraria la risposta della Sapienza che arriva direttamente dalla rettrice, Antonella Polimeni, attraverso una lunga lettera indirizzata al Comitato Sapienza per la Palestina. Un testo che non lascia spazio a dubbi: «Abbiamo scelto di non aggiungere al dolore per le migliaia di morti civili anche lo spregio della libertà della ricerca e delle responsabilità individuali dei singoli ricercatori che a essa si associa».

Parole che sanciscono la linea dell’Ateneo. Nessuna rottura dei rapporti istituzionali con gli atenei israeliani, pur ribadendo condanna per l’escalation militare e sostegno alle vittime della guerra.

La posizione della rettrice

Polimeni, nella lettera, ricorda le azioni già intraprese dalla Sapienza a favore della popolazione palestinese. Dall’accoglienza di pazienti oncologici provenienti da Gaza nei reparti pediatrici del Policlinico Umberto I, ai fondi per progetti di ricerca e didattica che hanno visto selezionati 16 progetti provenienti da istituzioni palestinesi.

Al comitato che le chiedeva una presa di posizione più netta, la rettrice risponde rivendicando la scelta di condannare «azioni e decisioni» e non «un popolo o uno Stato». Una posizione che, sottolinea, è stata apprezzata anche dalle autorità palestinesi: «La ministra degli Esteri dell’Autorità Palestinese, Varsen Aghabekian, in visita al Policlinico Umberto I, ha manifestato esplicito apprezzamento per quanto da noi fatto».

Tensione negli atenei romani

La contrapposizione interna, però, resta forte. «Bloccare tutto» è la parola d’ordine con cui i collettivi come Cambiare Rotta hanno convocato nuove assemblee. Nel frattempo, l’occupazione di Lettere si è conclusa, ma la mobilitazione non si ferma.

Diversa la posizione di Roma Tre, che nelle stesse ore ha approvato una mozione per sospendere gli accordi con le università israeliane che sostengono la campagna militare a Gaza.

Libertà della ricerca e diplomazia culturale

«Il sistema universitario non può fermare il crepitare delle armi, i tank che abbattono ospedali e università», scrive Polimeni, «ma può esercitare diplomazia accademica e culturale come strumento di dialogo e collaborazione internazionale a favore della pace».

Una linea che tiene insieme la difesa della libertà di ricerca e la volontà di non interrompere i rapporti con quei settori dell’accademia israeliana che, a loro volta, hanno condannato la guerra. Una posizione che non spegne il conflitto interno all’Ateneo, ma che ne traccia il solco politico e culturale nei mesi a venire.

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