Applausi, cori e grande energia sotto un tramonto arancio fluorescente. Testaccio Estate ha accolto così ieri sera la terza edizione di «Nessun Dorma», il concerto benefico per sostenere la popolazione civile di Gaza. Dopo le tappe a Milano e Bologna, l’evento è approdato a Roma, nell’ambito del Falastin Festival, ed è stato sold out.
All’iniziativa hanno partecipato 2.500 persone. Una raccolto fondi destinata in parti uguali a tre organizzazioni che operano direttamente sul campo: Medici Senza Frontiere, Medical Aid for Palestinians, Palestinian Red Crescent Society.
Una staffetta di suoni e voci, senza pause, in un unico respiro. Ariete, Brunori Sas, Calibro 35, Giorgio Poi, Emma Nolde, Eugenio in Via di Gioia, Fulminacci, I Cani (solo), Giovanni Truppi, Mai Mai Mai, Margherita Vicario, Marta Del Grandi, Peter White, Savana Funk e il musicista palestinese Tareq Abu Salameh.
A cucire la serata e i diversi mini-concerti, la stand-up comedian Monir Ghassem insieme alle voci radiofoniche di Carolina Di Domenico e Pier Ferrantini.
«A quasi un anno dalla nostra prima iniziativa, continuiamo ad assistere a un genocidio trasmesso in diretta - hanno spiegato gli organizzatori, DNA concerti, Nur Al Habash, Panico Concerti, Petricore Sounds, in collaborazione con Falastin e Spaghetti Unplugged - una crisi umanitaria senza fine, nell’indifferenza colpevole della comunità internazionale. Come promotori culturali, sentiamo la responsabilità di non distogliere l'attenzione. Per questo, con questo evento, chiediamo ancora una volta il cessate il fuoco immediato e la fine di ogni forma di sostegno politico, economico e militare ad Israele. Con Nessun Dorma torniamo a intrecciare musica e solidarietà, per sostenere chi opera a Gaza e in Palestina e chi ogni giorno resiste. Ringraziamo di cuore le artiste e gli artisti che, con generosità e coraggio, mettono il loro talento al servizio di una causa che ci riguarda tutti».
I brevi set degli artisti sono intervallati da interventi di medici e attivisti. Uno di questi, una storia a lieto fine «che spero possa spingerci a lottare anche quando sentite di non avere più la forza - ha raccontato dal palco una medica di Medici Senza Frontiere di ritorno da Gaza -. C'era questa bambina di 8 anni che era arrivata nel nostro ambulatorio. Lei era stata ferita alle gambe. Fortunatamente le gambe le aveva ancora». “Fortunatamente”, precisa, perché una media di 10 minori al giorno ha perso gli arti a Gaza negli ultimi mesi, e spesso rimangono senza le gambe senza neanche poter ricevere delle stampelle o una carrozzina, perché essendo di metallo, Israele ne blocca l'ingresso, dicendo che potrebbero essere usate come armi di guerra: «Quindi immaginatevi la follia - continua -. Questa bambina arrivava nel nostro ambulatorio più volte a settimana per le medicazioni e per la fisioterapia. Nel dolore più totale, nella sofferenza... Lei continuava a venire, a lottare, a provare. E finalmente, dopo settimane e settimane e settimane di dolore, è riuscita a muovere i primi passi. E quando ha mosso quei passi è stato un momento emozionante sia per me ma anche per i miei colleghi infermieri e fisioterapisti. Quella immagine è quella che io mi porto dietro, sempre. Ogni volta che perdo la speranza penso a questa bambina».Il concerto continua Dopo le canzoni di Fulminacci e Margherita Vicario, un attivista del Laboratorio ebraico antirazzista ha raccontato cosa vuol dire essere ebreo e dissidente nei confronti del colonialismo e del governo attuale isrealinano: «È un genocidio quello in corso, ma vogliamo capovolgere quella idea di sionismo… perché se la liberazione non è per tutte e tutti non è liberazione. Vogliamo capire cos’è stato il sionismo - ha aggiunto - per chi l’ha subito quindi il popolo paestinese, in solidarietà. Prima che come parte della comunità ebraica - ha concluso, come parte della comunità umana».
Tra un set e l’altro è intervenuto anche Tony, attivista della Sumud Flotilla, in collegamento da Bizerte, in Tunisia, nei cui mari, i giorni scorsi, c’è stato un doppio attacco: «Adesso stiamo uscendo dal porto. Le procedure qua di migrazione logistiche sono state un problema dai giorni dell’attacco, però ce l’abbiamo fatta. Siamo quasi fuori dal porto e stanotte inizieremo a navigare verso l’Italia per raggiungere la flotta italiana e poi diretti a Gaza. Vi racconto che qua in Tunisia l’appoggio della popolazione è totale: non è solo come ci hanno accolto, ma proprio oltre — la costa, la spiaggia, la manifestazione, le proteste che ci sono state dopo l’attacco, ma poi anche fuori dalla piazza, nelle strade, in tutti i luoghi e gli angoli».
Dopo l’intervento in diretta da una imbarcazione della Sumud Flotilla, a sorpresa Edoardo Ferrario sale sul palco, con un aneddoto con cui ha introdotto Niccolò Contessa (de I Cani), che - in pieno momento Elliot Smith ha cantato solo chitarra elettrica e voce, canzoni del nuovo e passato repertorio : «Se non sbaglio, 12 anni fa, io ero uno studente di giurisprudenza, lui studiava matematica. All’epoca stavo lavorando a una serie che è uscita su YouTube, si chiamava "Esami". Ricordo distintamente che eravamo a piazza San Cosimato e chiesi all’artista se avesse voglia di fare la sigla per la serie. Lui mi disse: “Ci penso.” E la mattina dopo mi sono svegliato alle 8 con una mail nel computer con la sigla di “Esami, la serie”. Mi piace pensare che lui ci abbia lavorato tutta la notte, che mi abbia dedicato la notte per scrivere la sigla. Forse era un pezzo destinato al suo primo album… ma io rimarrò sempre con il dubbio».
L’immagine ufficiale è firmata da Olimpia Zagnoli, la grafica da WetStudio. Il pubblico ha trasformato «Nessun Dorma» in un atto collettivo di musica e solidarietà. Le donazioni restano attive per sostenere chi ogni giorno resiste a Gaza.
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