
Per tre giorni, da venerdì 12 a domenica 14 dicembre, Roma ospita il Giubileo dei detenuti, ultimo grande evento dell’Anno Santo. Abbiamo intervistato presso il carcere minorile di Casal del Marmo a Don Nicolò Ceccolini, dal 2017. Ha preso l'eredità di Padre Gaetano Greco, che volle fortemente il Pastificio Futuro, un laboratorio di pasta artigianale che impiega ex detenuti e detenuti proprio del minorile romano. Con lui abbiamo parlato dell’esperienza accanto ai giovani ristretti, tra parole e silenzi. Così il Giubileo dei detenuti chiude simbolicamente il Giubileo 2025, inaugurato il 24 dicembre 2024 da Jorge Bergoglio con l’apertura della porta santa di San Pietro continuato da Leone XIV e segnato, fin dall’inizio, dall’attenzione al mondo penitenziario.
Il giubileo dei detenuti è importante perché è sicuramente uno dei segni che il Papa ha desiderato fin dall’inizio. Papa Francesco, quando ha inaugurato l’Anno Santo, la seconda porta giubilare l’ha aperta all’interno del carcere di Rebibbia. Fin da subito ha voluto dare attenzione al mondo del carcere e forse per la prima volta è stata aperta una porta giubilare all’interno di un carcere. È un segno di speranza».
«Soprattutto pensando ai nostri ragazzi all’interno delle carceri minorili, speranza vuol dire futuro. Senza un futuro concreto e tangibile anche la speranza fatica. È un segno di dignità, dare dignità alle persone che stanno all’interno del carcere, un riconoscimento del loro vissuto, ma al tempo stesso la certezza che ogni uomo non è il suo errore e che da ogni caduta ci si può sempre rialzare».
Questa speranza diventa possibile se si offrono percorsi positivi, autentici e credibili all’esterno, soprattutto quando si ha a che fare con i ragazzi.
La situazione all’interno del carcere è abbastanza problematica. Le attività ci sono, si cerca di accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita, aiutarli a prendere consapevolezza anche di ciò che li ha portati all’interno delle quattro mura.
La convivenza tra di loro non è sempre facile perché abbiamo tanti ragazzi minori stranieri non accompagnati provenienti dalle zone del Maghreb, tanti ragazzi italiani, ragazzi rom, ragazzi sudamericani. In questo piccolo mondo tra quattro mura la parola speranza è per tutti un richiamo importante, non facile, è una conquista da vivere ogni giorno, quotidianamente.
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