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Finisce come era iniziato. Da venerdì 12 a domenica 14 dicembre Roma ospita il Giubileo dei detenuti, ultimo grande evento dell’Anno Santo. Circa 6.000 pellegrini, provenienti da 90 Paesi, partecipano a una tre giorni dedicata ai reclusi, ai loro familiari, agli operatori penitenziari, alla polizia e all’amministrazione penitenziaria. L’iniziativa coinvolge realtà carcerarie italiane ed estere, volontari e rappresentanti istituzionali del ministero della Giustizia e del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).
Sono presenti delegazioni delle case circondariali di Rebibbia, dell’istituto penale minorile di Casal del Marmo, oltre a gruppi provenienti da carceri di Brescia, Teramo, Pescara, Rieti, Varese, Forlì e dal carcere minorile di San Vittore a Torino. Arrivano inoltre pellegrini organizzati dalla pastorale penitenziaria del Portogallo, da numerose diocesi spagnole, da Malta e dal Cile. Un gruppo di 500 partecipanti è accompagnato dall’Ispettorato Generale dei Cappellani delle carceri italiane. Tra i volontari figurano il Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario Odv (Seac) e l’Associazione Giovanni XXIII.
L’apertura è affidata al convegno «Il diritto alla speranza nel cinquantennale dell’Ordinamento Penitenziario, nell’anno del Giubileo della Speranza e nel triduo del Giubileo dei detenuti», ospitato all’Università Lumsa. Venerdì e sabato le attività proseguono alla Fraterna Domus di Sacrofano, con momenti di studio, preghiera e confronto. Domenica 14 dicembre, alle 10, Leone XIV celebra la Messa nella Basilica di San Pietro. Le ostie provengono dai laboratori eucaristici delle carceri di Opera, San Vittore e Bollate, grazie al progetto «Il senso del Pane» della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, che coinvolge ogni anno oltre 300 detenuti. La chiusura è affidata alla commedia musicale «Oltre le grate», all’Auditorium Conciliazione.
Il Giubileo 2025, inaugurato il 24 dicembre 2024 da Papa Francesco con l’apertura della porta santa di San Pietro, è il ventisettesimo giubileo ordinario della storia della Chiesa. Proprio per coinvolgere la popolazione carceraria, la prima porta santa aperta dopo San Pietro è stata quella del carcere di Rebibbia. Il Giubileo dei detenuti rappresenta così il momento conclusivo dedicato al tema della speranza nel mondo penitenziario.
Nelle stesse ore, il tema del carcere è tornato al centro dell’attenzione pubblica anche durante lo sciopero generale del 12 dicembre. Ilaria Cucchi ha spiegato: «Il mondo del lavoro in piazza, con i lavoratori ci sono studenti, attivisti, migliaia e migliaia di persone. C’è anche una sagoma. Raffigura i detenuti che nel silenzio delle istituzioni continuano a togliersi la vita». Cucchi ha aggiunto: «Perché 74 sono i suicidi in carcere, nel 2025. 74, e ancora il governo non ha fatto nulla per fermare questa tragica conta».
Pochi giorni prima, il 10 dicembre, davanti a Montecitorio, in un sit-in, con alcune evocative maschere appoggiate al suolo e senza volto, ha ricordato: «Le carceri sono al collasso e ne soffrono tutti. Detenuti, agenti. Educatori, medici e psicologi».

In occasione dei giubilei, anche il Pastificio Futuro di Casal del Marmo, che impiega giovani detenuti ed ex detenuti, ha annunciato un’iniziativa natalizia. «Doneremo i pacchi di pasta – spiega il presidente Alberto Mochi Onori – ai detenuti del Lazio», un gesto concreto di solidarietà e reinserimento sociale.
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