
Una falce al posto di una mazza da golf, macerie e caschetti da capocantiere. Tra piazza Trilussa e Santa Maria in Trastevere, quartiere simbolo del turismo e della vita cosmopolita romana, sono comparse tre nuove opere di street art “dedicate” a Donald Trump e alla ricostruzione della Striscia di Gaza. Due portano la firma di Henry Greb, celebre artista - anche noto per il recente murale su Papa Francesco con le asics tiger di Kill Bill -, mentre la terza è di Tv Boy, già conosciuto per le sue provocazioni urbane su temi politici e sociali.
Le opere affrontano il tema della distruzione e della speculazione edilizia postbellica, richiamando l’attenzione sulla fragilità dei confini - fisici e morali - di un mondo diviso tra ricostruzione e profitto.
Sull'opera di Tv Boy in piazza San Giovanni della Malva spicca la scritta «Mi Gaza es tu Gaza», un gioco di parole che trasforma la tragedia della guerra in una riflessione sul rischio di una speculazione immobiliare globale. Il murale mostra un Donald Trump sorridente, con tanto di caschetto giallo da operaio.
Una coppia di turisti in bicicletta si ferma davanti al muro e commenta: «“Mi Gaza es tu Gaza”, è un bel gioco di parole, e fa capire molto sulla ricostruzione di quei luoghi».
A pochi metri di distanza, la John Cabot University, università americana nel cuore di Roma, fa da sfondo alle opere e ne alimenta il dibattito. James, studente di arte dallo Utah, spiega in un perfetto italiano: «È importante fare opere del genere a Trastevere, in questo posto, perché qui c’è la John Cabot - la scuola degli americani - molte delle persone che vedi sono statunitensi qui per studiare. È un quartiere ormai gentrificato, Trastevere, oramai da anni».
Le parole di James rivelano quanto Trastevere sia ormai un crocevia culturale, dove la street art diventa non solo espressione artistica ma anche riflessione politica condivisa da un pubblico internazionale.
Poco dopo una turista canadese sorride e dice: «Ci sta simpatico Trump? Siamo canadesi, lui vuole che noi siamo il 51esimo paese».
Davanti il murale di Greb, in piazza Sant'Apollonia, invece, un giovane ucraino dopo averlo fotografato, commenta: «È toccante per me, ricorda i miei luoghi, e riflette quello che le persone pensano ma non sempre dicono».
Le loro parole riflettono la complessità delle reazioni internazionali: tra chi vede ironia e chi percepisce dolore, le opere riescono a toccare corde diverse, unendo satira e compassione. Trastevere, con i suoi vicoli pieni di contrasti, è sempre stata negli ultimi decenni una galleria a cielo aperto, a volte degradata, ma sempre viva e ardente, con la street art ad interpretare spesso le tensioni globali o temi sociali di diversi tipi. Oggi, le opere di Henry Greb e Tv Boy si inseriscono in un tessuto urbano abituato a messaggi forti, in cui l’arte diventa attivismo, linguaggio universale.
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