«Hanno deciso di fare un concorso nel 2026 quando ci siamo già noi, pronti a lavorare. È assurdo». Martina Mazza, educatrice inserita nella graduatoria del 2019 e tra le organizzatrici della protesta del 4 e dell'11 settembre davanti al Campidoglio non usa mezzi termini.
Il nodo è la decisione della giunta Gualtieri di bandire un nuovo concorso per oltre mille posti, mentre restano ancora in attesa circa 4mila educatrici ed educatori che hanno già superato la selezione precedente. Le graduatorie dei nidi e delle scuole dell’infanzia, formate dopo il concorso del 2018-2019, sono state prorogate fino al 2027. Ma i lavoratori chiedono stabilizzazione prima di un nuovo concorso che inserisca nel mercato altri lavoratori.
Mazza spiega che gli educatori lavorano da anni con contratti a tempo determinato, giornalieri, settimanali o annuali e racconta la condizione da precaria. «Dipende da dove sei in graduatoria. Io stessa lavoro con contratti brevi, senza ferie, senza malattia, senza congedi. Siamo sempre appese al telefono in attesa di una chiamata. Ora ci dicono che nel 2026 faranno un nuovo concorso, come se questi anni non fossero mai esistiti».
Secondo l’educatrice, il rischio è chiaro: «Ci sono colleghe con vent’anni di servizio e altre di sessant’anni. È disumano chiedere loro di rimettersi a studiare per un’altra prova. Noi chiediamo la stabilizzazione di tutte le idonee, non proroghe infinite che non risolvono nulla».
Dopo le due proteste i manifestanti sono riusciti a parlare con la presidente dem della commissione capitolina Scuola, Carla Fermariello che ha promesso loro che chiederà una proroga al Governo. A chiarire alcuni punti, intervistata da La Capitale, l'assessora alla scuola Claudia Pratelli, ha spiegato che l'obiettivo del comune «è assumere e stabilizzare il maggior numero possibile di educatrici e insegnanti – argomenta – e non a caso quest’anno abbiamo programmato oltre mille assunzioni tra nidi e scuole dell’infanzia. Una svolta storica che eliminerà i vuoti d’organico coperti finora con contratti precari». Ma la graduatoria per le scuole dell'infanzia, distinta da quella dei nidi, è esaurita e sarà completata quest’anno, «perciò – chiarisce – saremo obbligati a bandire un nuovo concorso, altrimenti non avremo più una lista da cui attingere».
Diverso il caso dei nidi, dove rimangono fuori i 3mila idonei. «Da qui attingeremo fino al 2027, quando per legge la graduatoria scadrà. Non è una scelta del comune ma una norma nazionale. Solo il Governo può prorogare la validità delle graduatorie. Il comune di Roma lo ha già chiesto una volta e lo ha fatto nuovamente, proprio per garantire più assunzioni».
L’assessora ha inoltre ricordato di aver condiviso anche con Anci l’esigenza di «pensare un sistema di reclutamento più virtuoso per i servizi educativi comunali, ma serve un confronto a livello nazionale».
Un altro tema che accende la protesta riguarda le nuove regole sulle supplenze giornaliere, entrate in vigore un mese fa, il 14 agosto 2025. «Da quest’anno – denuncia Mazza – se non sei disponibile per un giorno, ti chiedono un certificato medico, anche se non hai un contratto in essere. Alcuni medici lo fanno, altri chiedono 35 euro. È un’assurdità. E se rifiuti tre chiamate, vieni spostata in fondo alla graduatoria. Con l’ultima circolare, addirittura, rischi l’esclusione. È un regolamento punitivo che ci mette ancora più in difficoltà».
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