
La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sull’ennesimo caso di violenza digitale, legato all’uso distorto dell’intelligenza artificiale. Al centro dell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ci sono immagini di donne, giornaliste, influencer e personaggi del mondo dello spettacolo, «spogliate» virtualmente e pubblicate su un sito per adulti.
L’inchiesta è partita dopo una serie di denunce, tra cui quella della giornalista Francesca Barra, che ha scoperto la propria immagine manipolata tra le pagine di un portale intitolato SocialMediaGirls.com.
All’interno del sito, in una sezione denominata «AI undress anybody» e in un’altra chiamata «Italian nude vips», compaiono decine di scatti di volti noti. Donne ritratte in contesti pubblici, in studio, al mare o allo stadio, e rese completamente nude attraverso sistemi di intelligenza artificiale.
Il reato contestato è quello previsto dall’articolo 612 quater del Codice penale, introdotto nell’ottobre scorso, che punisce la diffusione illecita di contenuti generati o alterati con l’intelligenza artificiale con pene da uno a cinque anni di reclusione.
È stata proprio Francesca Barra a denunciare sui social la scoperta del sito e la presenza di immagini false che la ritraevano nuda.
«Ho scoperto che su un sito per adulti circolano immagini di me nuda, generate con l’intelligenza artificiale. Non sono io, ma qualcuno ha deciso di costruire quella menzogna per ottenere attenzione e insinuare il dubbio che potessi essermi mostrata in quel modo negli ambienti in cui lavoro o ho lavorato», ha scritto su Instagram.
Barra parla di «violenza e abuso che marchiano la dignità, la reputazione, la fiducia. Le tecnologie dovrebbero essere strumenti di progresso, non di sopraffazione. E invece, troppo spesso, diventano armi: di manipolazione, di vergogna, di distruzione dell’identità».
Il caso si aggiunge a una lunga lista di episodi di sessismo online e abuso dell’intelligenza artificiale. Dopo lo scandalo del gruppo Facebook «Mia moglie» e del forum «Phica», la rete sembra aver trovato nuovi spazi dove l’uso di tecnologie generative si trasforma in strumento di violenza.
La polizia postale ha già fatto sapere di aver avviato accertamenti sulla natura dei contenuti presenti sul sito e sull’origine delle immagini. L’obiettivo è individuare i responsabili e ricostruire la filiera digitale dietro la creazione e la diffusione di questi materiali.
L’articolo 612 quater, introdotto solo da poche settimane, è stato pensato proprio per contrastare fenomeni di deepfake pornografici e altre forme di manipolazione digitale lesive della dignità personale.
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