Roma, 17 ottobre 2025
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Il Divo e il Divino

Paulo Roberto Falcao compie 72 anni. E per celebrarlo, una storia che non è solo calcio: è potere, fede e leggenda. La vicenda della sua mancata partenza per l’Inter è uno di quei racconti che attraversano i decenni e entrano nella memoria collettiva, segnando un’epoca

di Edoardo IacolucciULTIMO AGGIORNAMENTO 18 ore fa - TEMPO DI LETTURA 3'

Falcao è come il potere: logora chi non ce l’ha. È probabilmente questo che pensa sorridendo il senatore Giulio Andreotti prima di alzare la cornetta per quella telefonata diventata leggenda. È giugno 1983. Il presidente dell’Inter Ivanoe Fraizzoli, uomo elegante e rispettato, ha un difetto: vuole portare a Milano l’ottavo Re di Roma.

Tre anni prima, nell’agosto del 1980, Falcao atterra a Fiumicino promettendo: «Vinceremo lo scudetto». Mantiene la parola nel 1983, riportando il titolo nella Capitale dopo quarantun anni. Quella promessa compiuta lo trasforma in un simbolo, oltre che in un calciatore. Ma dopo il trionfo, le distanze con la società e la corte serrata dell’Inter lo convincono ad accettare la proposta nerazzurra.

L’accordo con l’Inter

In Svizzera, il direttore sportivo dell’Inter Sandro Mazzola e il dirigente Giancarlo Beltrami incontrano Falcao. Il contratto viene firmato, l’accordo raggiunto. Mazzola torna in auto verso Milano con quella carta in tasca. La trattativa appare definita.

Ma il presidente Ivanoe Fraizzoli, per correttezza, telefona al presidente della Roma Dino Viola per informarlo dell’operazione. Mossa sbagliata: Viola resta in silenzio. Quando riaggancia, la partita si è appena spostata su un altro campo.

«Andreotti era potentissimo»

Il senatore Giulio Andreotti, che fino a poche settimane prima ricopriva il ruolo di ministro degli Affari Esteri nel governi Spadolini, è un gran tifoso romanista. Racconta l’avvocato Dario Canovi, uno dei procuratori sportivi più noti in Italia tra gli anni ’70 e ’90 e passato alla storia come procuratore di Paulo Roberto Falcao nella sua esperienza alla Roma: «Andreotti era potentissimo. Si dice che fu lui stesso a richiamare Fraizzoli…». Il messaggio arriva forte e chiaro, non si parla di Falcao, ma degli interessi economici dell’imprenditore. Produceva infatti capi d’abbigliamento e divise per i ministeri, per l’esercito e per le guardie carcerarie. Chi l’avrebbe detto che portando Falcao a Milano probabilmente quei tessuti li avrebbe prodotti qualcun altro? Un affare molto importante. E una frase basta. Fraizzoli comprende immediatamente.

«Blocca tutto»

Mazzola è ignaro di quanto sta accadendo. Ferma l’auto, scende, entra in un bar per telefonare fiero a Fraizzoli. Vuole subito comunicare la buona notizia «ma fu gelato» ricorda Canovi. Dall’altra parte della cornetta la voce di Fraizzoli: «Blocca tutto e raggiungimi in ufficio, ti devo parlare».

Il trasferimento si interrompe. In un istante, un contratto che sembra già scritto perde ogni valore.

Il Papa e la madre

L’Inter si ritira, ma l’accordo tra la Roma e Falcao per il rinnovo non è ancora chiuso. Un’altra voce “dall’alto” entra in scena. È ancora Canovi a raccontare: «Fu fatto sapere alla signora Azise, la mamma di Paulo Roberto, religiosissima, che anche Papa Wojtyla voleva che lui restasse a Roma. Lei telefonò al figlio: “Non vorrai mica dare un dispiacere al Santo Padre, vero?”».

La firma negli uffici di Andreotti

Mentre Viola e il presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini si confrontano pubblicamente, la trattativa decisiva si svolge altrove. Si conclude negli uffici di Andreotti con la firma del nuovo contratto e una stretta di mano tra il Senatore e Colombo immortalata da una foto. «Alle loro spalle, sullo sfondo, c’ero anch’io» ricorda Canovi.

Falcao resta a Roma. Il “Divino” continua a vestire la maglia giallorossa con eleganza fino al 1985, Quella telefonata invece continua a risuonare più di quarant’anni dopo. Un’eco sospesa tra realtà e leggenda.


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