E se la Venere di Botticelli potesse parlarci del nostro futuro? Così se l’è immaginata il giovane regista Haj Bertoja, nome sanscrito ma cognome e identità friulane così come ha tenuto a specificare alla cerimonia di premiazione del contest “I Mille Volti dell’Acqua” che ha visto il suo cortometraggio “I custodi dell’acqua” prevalere sugli altri due meritevoli prodotti finalisti: “Gocce Contate” di Riccardo Riande e “Onda 28” di Simona Bursi.
Il festival nel festival. ACEA, sponsor della Festa del Cinema di Roma già da diverso tempo, ha deciso di non essere meramente solo uno sponsor: ha partecipato attivamente alla promozione del cinema in prima persona, specie grazie all’occhio cinefilo del Chief Comunication Officer, Virman Cusenza. Il contest ha permesso a oltre 150 giovani cineasti di cimentarsi con un tema caro non solo ad ACEA ma a tutta l’umanità: l’Acqua.
Scelti accuratamente dalla giuria tecnica di ACEA e da critici del Centro Sperimentale di Cinematografia, i tre corti selezionati sono il risultato di un connubio di molti fattori. Primo fra tutti il rispetto del tema di fondo, quello di riflettere e far riflettere lo spettatore sul suo ruolo di custode dell’acqua. Ed è forse stata questa la discriminante principale della vittoria del corto di Bertoja che, vuoi o non vuoi, ha proprio questo ruolo di tutela e responsabilità come main theme assoluto, tanto da farne un titolo.
In secondo luogo il rapporto con l’Intelligenza Artificiale, croce e delizia del nostro tempo, in un dialogo non escludente ma subordinato alla creatività dell’essere umano.
Il cortometraggio si sviluppa sulla conversazione tra un ragazzo italo-spagnolo e una versione IA della Venere di Botticelli. Sembra lontanissimo dalla realtà, ma in certi musei si può ormai interagire con l’opera attraverso visori e voci eletttronche in cuffia che ti trasportano in un altro mondo. Ma qui si va oltre. Il quadro, su richiesta dello spettatore, può “adattarsi” all’epoca desiderata con un semplice promt richiesto dal giovane ad una voce robotica femminile che fa da tramite.
E così il gioco inizia e allora di colpo di capolavoro fiorentino assume le sembianze di una giovane hippie degli Anni Sessanta americani o una ominide di 10mila anni prima di Cristo, passando per una punk rock londinese, un’egiziana, un’astronauta etc etc.
Le responsabilità del Passato, le soluzioni del Presente e l’eredità del Futuro comunicano nel corto vincitore come in nessun altro prodotto: la Venere dei posteri è distopica, senz’acqua e incenerita dalle emissioni delle industrie. La morale è evidente così come le responsabilità di ognuno per il mondo che sarà.
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