Roma, 2 ottobre 2025
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Gualtieri a Bruxelles: «Senza fondi Ue niente case popolari. L’emergenza abitativa è una crisi sociale, economica e democratica»

Il sindaco di Roma chiede che il prossimo bilancio europeo destini risorse strutturali all’housing sociale. In città numeri allarmanti: solo il sei per cento di case popolari, 20mila famiglie in lista d’attesa e 5mila sfratti l’anno

di Camilla PalladinoULTIMO AGGIORNAMENTO 13 ore fa - TEMPO DI LETTURA 3'

La questione abitativa entra con forza nell’agenda europea grazie alla spinta dei sindaci delle grandi città, guidati da Roberto Gualtieri. Da Bruxelles, al termine dell’incontro della coalizione Mayors for Housing con il presidente del Consiglio europeo António Costa, il primo cittadino di Roma ha lanciato un appello all’Unione: «È una crisi, servono risorse Ue. Dedicare un capitolo del prossimo Quadro finanziario pluriennale 2028-34 all’edilizia abitativa, con sovvenzioni, è indispensabile».

Per Gualtieri la situazione è ormai insostenibile: «Chiediamo misure sia immediate sia di medio periodo. Chiediamo soprattutto risorse per realizzare piani di edilizia sociale e pubblica, così come un ruolo centrale nelle città per gestirle e realizzarle». Il sindaco ha sottolineato come quella della casa non sia solo una questione sociale, ma anche una crisi economica e di identità, con implicazioni politiche e persino di sicurezza per l’intero continente.

L’allarme di Roma

Dal punto di vista dei numeri, il quadro della Capitale è drammatico. Roma dispone di alloggi popolari pari appena al 6 per cento del totale, a fronte di oltre il 20 per cento di Parigi, il 40 di Amsterdam e il 60 di Vienna. Gli sfratti censiti dall’Onu raggiungono quota 5mila l’anno, mentre la graduatoria per l’assegnazione delle case popolari si è allungata a dismisura, arrivando a 20mila famiglie in attesa. A questa emergenza si aggiunge un fabbisogno complessivo stimato in 70mila abitazioni: 20mila di edilizia di mercato, 30mila di edilizia sociale e 20mila di edilizia residenziale pubblica.

«A Roma – ha spiegato Gualtieri – c’è una questione strutturale come in altre città, perché l’assenza di politiche pubbliche per decenni ha portato a una mancanza di case popolari in numero adeguato e a un numero insufficiente di edilizia sociale rivolta alla fascia intermedia della popolazione».

Le misure locali e la richiesta all’Europa

Con il piano casa varato dalla sua giunta, il Campidoglio ha acquistato finora 210 alloggi, con l’obiettivo di arrivare a 1.500 entro il 2027. «Con le nostre risorse abbiamo fatto uno stanziamento senza precedenti – ha ricordato il sindaco – ma è chiaro che le città non possono essere lasciate da sole: per affrontare questo tema servono investimenti a livello nazionale e servono risorse europee. Con il Pnrr c’è stata una prima risposta, ma i bisogni sono molto maggiori».

Per questo Gualtieri ha ribadito la necessità di un vero e proprio «piano d’emergenza da 100 miliardi che abbia i crismi del Pnrr», in grado di garantire nuove case popolari e sociali in tempi rapidi e di ridurre il divario con le altre metropoli europee.

Bruxelles al centro della partita

Il sindaco ha ribadito che, senza una componente di sovvenzione aggiuntiva, sarà difficile fornire un numero sufficiente di alloggi da costruire, ristrutturare o rigenerare. Da qui la proposta di reindirizzare nel breve periodo le risorse inutilizzate della Recovery and Resilience Facility e dei fondi di coesione, mentre nel medio termine occorre destinare una linea di bilancio del Mff esclusivamente all’abitare. «Solo così l’Europa potrà fare la differenza, rafforzando e proteggendo il suo modello sociale e la sua democrazia. Questa è una lotta esistenziale per l’Europa e per la nostra democrazia».

Accanto a Gualtieri, nella conferenza congiunta, c’erano la sindaca di Parigi Anne Hidalgo e il primo cittadino di Barcellona Jaume Collboni. A ottobre il Consiglio europeo affronterà ufficialmente il tema, inserito da Costa nell’agenda del vertice del 23 e 24 ottobre. «Dobbiamo muoverci con rapidità – ha concluso Gualtieri – perché questa crisi colpisce sempre di più le nostre città e diventa un fattore che limita la coesione sociale ed economica e aumenta le diseguaglianze».

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