Roma, 14 novembre 2025
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Immagini e insulti sessisti contro la vicepresidente del IV municipio: «Sono 4 anni che vivo questa situazione, non posso più tacere»

Leobruni: «Sono stata vittima di aggressioni verbali, scritte sotto casa e al municipio, insulti sessisti per come mi vesto e per quello che sono...Ci sono uomini che vogliono delegittimare l'istituzione attraverso l'insulto di genere».

di Titty Santoriello IndianoULTIMO AGGIORNAMENTO 3 ore fa - TEMPO DI LETTURA 3'

Nei giorni scorsi i genitori della scuola Messi d’Oro nel quartiere Pietralata hanno manifestato per denunciare la presenza di topi nell’istituto. Una situazione che il IV municipio ha affrontato con varie derattizzazioni e con l’installazione di trappole per topi. Da questo episodio le critiche si sono trasformate in insulti sessisti nei confronti della vicepresidente ed assessora alla Scuola Annarita Leobruni che ha ricevuto sui social immagini a sfondo sessuale divulgate senza consenso. «Non è la prima volta: in questi quattro anni sono stata vittima di aggressioni verbali, scritte sotto casa e al municipio, insulti sessisti per come mi vesto e per quello che sono», racconta. «Non lo avevo detto mai pubblicamente per proteggere la mia famiglia e i miei figli ma ora non posso più tacere, lo devo anche a mia figlia». «Ci sono uomini che delegittimano le istituzioni attraverso l’insulto di genere», ha aggiunto Leobruni:

«Le donne in politica vanno tutelate anche con denunce pubbliche che io voglio fare qui, non solo per me ma per tutte le donne che fanno politica e per tutte le donne che faranno politica».


Assessora, in questi giorni ha ricevuto molte critiche per un problema in una scuola. Critiche che poi a un certo punto sono diventati insulti anche a sfondo sessista, con delle sue immagini diffuse senza consenso. Qual è il suo punto di vista sulla questione e come ha reagito?

«Allora, questa questione inizia una settimana fa con un problema che abbiamo alla scuola dell’infanzia Messi d'Oro a via Gemellaro per la presenza di topi. Ovviamente siamo subito intervenuti e ancora oggi ci sono trappole nell’istituto per eliminare problema che effettivamente mette a disagio i genitori e noi lo capiamo.Poi purtroppo la protesta ha preso un'altra piega e questa piega è quella di insulti sessisti, con foto e video, legati a come mi vesto e a quello che sono. Questa non è la prima volta che mi accade, non ho mai pubblicamente detto quello che in questi quattro anni mi è successo perché volevo preservare la mia famiglia: io ho due figli e questo per me è stato un modo per proteggermi».

Poi c’è stato un consiglio municipale in cui sono intervenuti anche alcuni portavoce della protesta

«Quando c'è stato il consiglio, quando quel linguaggio è stato portato a parlare in una sospensione di consiglio municipale per chiedere la mia sfiducia, allora ho pensato che non si può più tacere perché colpire l'istituzione, in questo caso donna, con insulti sessisti e approvando in un certo senso quel linguaggio contro un'istituzione, non è possibile, non si può più tollerare. Le donne in politica vanno tutelate anche con denunce pubbliche che io voglio fare qui, non solo per me ma per tutte le donne che fanno politica e per tutte le donne che faranno politica».

Diceva «non è la prima volta». Cosa è accaduto in questi quasi quattro anni di consiliatura?

«Purtroppo ho ricevuto scritte, scritte in municipio, scritte sotto casa mia»

Cioè sulle mura?

«Diciamo di sì: sulle mura, con cartelli ma anche aggressioni, aggressioni verbali e questo per me è stato sempre motivo di preoccupazione».

Parla di aggressioni digitali o nella vita reale?

«Nella vita di tutti i giorni oltre che digitali. È stato complesso affrontare questa situazione mantenendo la lucidità di stare nell’istituzione. Non sempre essere un personaggio pubblico ha dei vantaggi, a volte ci sono delle difficoltà e chi fa politica ed è donna ed è competente (non sono la migliore, non sono la più brava, ci sono tantissime colleghe che sono brave più di me) incorre in questi problemi: ci sono uomini che magari vogliono delegittimare l'istituzione attraverso l'insulto di genere».

Perché non ha mai raccontato pubblicamente quello che le stava accadendo?

«Perché volevo proteggere la mia famiglia, però adesso la mia famiglia la proteggo raccontando alle bambine, ai bambini, alle donne che se si fa politica e si è donna bisogna andare avanti anche se si ha un po' paura».

Lei ha paura?

«Sì, ho paura: quando vado nelle iniziative a volte chiedo di essere accompagnata dai colleghi. Ma se si è donna e si fa politica non ci si può arrendere alla paura».


Quando ci siamo sentite lei mi diceva: «Sono stata in silenzio per proteggere la mia famiglia in questi anni, però ora vorrei raccontare tutto anche per mia figlia», qual è il messaggio che vuole lasciare a sua figlia e alle altre bambine?

«Spero che quello che sto facendo possa migliorare quello che faranno loro, voglio dire che non ci si può arrendere alle prevaricazioni. Il lavoro che sto facendo adesso, le difficoltà che incontriamo, che incontro, sono finalizzate comunque a rendere migliore il mondo che verrà e che stiamo costruendo»

Ha ricevuto messaggi di solidarietà pubblici dagli assessori alla scuola degli altri municipi e da autorevoli esponenti del suo partito. Se ne aspettava altri che non sono arrivati?

«Intanto ringrazio tutte le persone del mio partito per i messaggi solidali che mi hanno mandato, perché mi sono sentita dentro una comunità come il Partito Democratico è. Tutti questi messaggi mi aiutano ad andare avanti e a sapere che non sono sola. Dispiace che alcuni partiti non lo abbiano fatto ma questo mi fa capire che c'è ancora tanto da lavorare»

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