Dietro la facciata della località simbolo del turismo dolomitico è stato scoperto un sistema di intimidazioni, pestaggi e interessi illeciti. Due fratelli provenienti da Roma, entrambi con precedenti, avevano costruito una rete criminale che controllava lo spaccio di droga e la gestione di alcuni locali della movida ampezzana. L’indagine «Reset», coordinata dalla procura di Venezia, ha ricostruito un disegno di tipo mafioso che mirava persino a infiltrarsi negli appalti legati alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, i due fratelli, entrambi militanti nella frangia degli «Irriducibili» della Lazio, erano soliti presentarsi come «boss della malavita romana» e trascorrevano a Cortina soprattutto il periodo delle vacanze natalizie.
Tra gli episodi emersi, l’agguato a un compratore di droga moroso, sequestrato e rinchiuso nel portabagagli di un’auto sotto minaccia di morte. Pestaggi di due dipendenti di un ristorante e di un albergo, ritenuti spacciatori «non autorizzati». Poi minacce rivolte al titolare di un rifugio con ristorante e discoteca, per costringerlo a organizzare eventi e servizi imposti dal gruppo.
Uno degli episodi più gravi riguarda l’aggressione a un organizzatore di eventi, trascinato in pieno inverno in un bosco, picchiato e minacciato con una pistola «affinché interrompesse ogni attività non avallata dal sodalizio e rendicontasse gli incassi».
La Procura descrive l’attività del gruppo come un vero e proprio «disegno illecito tipico della criminalità organizzata», che infatti si concretizzava in controllo di una rete di pusher, di locali pubblici dove imponevano eventi, dj, pr e buttafuori ma anche il controllo degli appalti attraverso tentativi di infiltrazione corruttiva nei lavori legati alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
Un collaboratore di giustizia ha confermato «l’attualità dei loro interessi su Cortina d’Ampezzo», sottolineando come il sodalizio fosse ancora operativo e pronto a espandersi.
Questa mattina sono stati arrestati i due fratelli, considerati il vertice del sodalizio, si aggiunge un terzo soggetto, amministratore della società romana, raggiunto da un obbligo di dimora.
La Procura di Venezia parla di una rete «che con metodi estorsivi aveva acquisito la gestione diretta e indiretta di alcuni locali pubblici ampezzani» e che «stava tentando di infiltrarsi negli appalti pubblici per le prossime Olimpiadi invernali»
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