Un confronto intenso e partecipato. Nella sala della Protomoteca del Campidoglio, l’incontro «Custodi di futuro: la pace si costruisce nella memoria e nel linguaggio» ha animato la mattinata di martedì 21 ottobre, promosso dall’assessorato alle Attività produttive, alle pari opportunità e all’attrazione degli investimenti del Campidoglio.
Più che un convegno, l’appuntamento è stato un esercizio collettivo di memoria e consapevolezza: un invito rivolto alle nuove generazioni ad ascoltare, riflettere e confrontarsi su uno dei temi più urgenti del nostro tempo. Sul palco, la storica Anna Foa, la giornalista Catherine Cornet e il direttore di Limes Lucio Caracciolo, in dialogo con l’assessora Monica Lucarelli davanti a una platea di studentesse e studenti dei licei romani.
«Le donne – ha ricordato Lucarelli – sono le vere custodi del futuro: resistono, ricuciono, tengono viva la memoria e le relazioni quando tutto attorno sembra cedere. Sono costruttrici di pace, spesso pagando il prezzo più alto dei conflitti. Le giovani donne di quella parte di mondo non accettano di essere ridotte a vittime: usano le arti del dire e del fare come atti di libertà. Così la vulnerabilità diventa potere. Il potere della pace».
Foa ha invitato a riflettere sul doppio volto della memoria: può trasformarsi in strumento di riconciliazione se accoglie anche il dolore dell’altro, ma può diventare una trappola quando si chiude nella difesa identitaria. «Le donne, nella loro capacità di custodire e rigenerare, hanno da sempre un ruolo decisivo in questo processo», ha spiegato la storica.
Cornet ha portato al centro la condizione delle donne di Gaza, «quasi cancellate dallo sguardo del mondo», ricordando figure come la pittrice Malak Mattar, che continua a dipingere solo volti femminili, o la giovane Muna al Kurd, simbolo di una resistenza condivisa che unisce uomini e donne. Per Caracciolo, invece, «la radice dei conflitti non è solo geopolitica ma anche linguistica: quando un leader definisce i gazawi “pidocchi”, il linguaggio ha già costruito la guerra. Per questo il primo disarmo deve essere quello delle parole».
Dalle voci dei ragazzi, che hanno affollato la sala con domande e riflessioni spontanee, è emerso un messaggio forte: la pace non è un’astrazione, ma un impegno quotidiano che nasce dalla capacità di ascoltare, comprendere e restare umani anche di fronte alla paura.
L’incontro si è chiuso con l’impegno a dare continuità a questo percorso: «Dobbiamo continuare ad ascoltare le ragazze e i ragazzi – ha concluso Lucarelli – perché solo dal confronto nasce la cultura della pace, quella che permette di costruire davvero il futuro». Per questo Roma Capitale, ha annunciato l’assessora, continuerà a promuovere momenti di dialogo e approfondimento con le scuole e le istituzioni culturali per tenere viva la memoria e coltivare, insieme, la pace.
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