«Ho potuto constatare l’entità del danno di questo crollo parziale del tetto, che soltanto per un caso fortuito non ha provocato un evento ancora più grave. È un carcere obsoleto che va chiuso». Con queste parole il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, dopo la visita nel pomeriggio di giovedì 9 ottobre a Regina Coeli, ha ribadito la necessità di superare la struttura storica di via della Lungara.
Rocca ha espresso solidarietà alla direttrice e al personale dell’istituto e ha ricordato gli interventi sanitari già realizzati: «Stiamo potenziando i servizi, il centro clinico funziona pienamente e presto sarà dotato di una Tac. Ma questo non basta. Regina Coeli deve diventare un monumento alla memoria, destinato ad altre finalità, non può più essere un carcere».
L’incidente è avvenuto nel pomeriggio del 9 ottobre, quando una porzione di soffitto ampia circa un metro quadrato si è staccata dalla cupola della seconda rotonda, cadendo da circa venti metri di altezza. Nessun ferito, ma una tragedia sfiorata: la zona è stata immediatamente evacuata e dichiarata inagibile.
Secondo quanto riferito dai sindacati, circa 300 detenuti sono stati inizialmente spostati per consentire le verifiche di sicurezza. Una parte di essi, circa 130 persone, sarà trasferita in altri istituti del Lazio e in Abruzzo. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Stefano Carmine De Michele, e il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che ha parlato di «crollo improvviso e non prevedibile dovuto a travi interne tarlate e indebolite dall’umidità».
L’episodio ha riacceso il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane e sul futuro di Regina Coeli, da tempo oggetto di proposte di riconversione.
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha definito l’accaduto «una tragedia sfiorata» e ha chiesto una seduta straordinaria del Parlamento sul tema delle carceri: «Le condizioni fatiscenti degli istituti sono il risultato di anni di incuria, ma l’attuale Governo continua a negare i fatti».
Anche Roberto Giachetti (Italia Viva) e Rita Bernardini (Nessuno tocchi Caino) hanno chiesto «interventi immediati per deflazionare la popolazione detenuta e chiudere le strutture fatiscenti», ricordando le diffide già inviate alle autorità competenti dopo la loro visita di agosto.
Duro anche il commento di Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, che parla di «sciagura annunciata» dovuta a mancata manutenzione e gestione fallimentare dei Provveditorati regionali. «Il caos è già in atto – afferma – e servono indennizzi anche per la Polizia penitenziaria, che ha gestito l’emergenza senza strumenti e senza tutele».
Regina Coeli, ricavato da un ex convento del 1654 e trasformato in carcere a fine Ottocento, ospita da decenni il doppio dei detenuti rispetto alla capienza regolamentare. Le sue condizioni strutturali e il sovraffollamento sono da anni al centro delle segnalazioni di garanti e associazioni.
La visita di Rocca e il crollo del 9 ottobre riaprono così il tema della riconversione dell’istituto, che in passato era stato proposto anche dagli ex sindaci Francesco Rutelli e Gianni Alemanno come futuro museo della memoria.
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