Una corona di fiori a nome di tutto il Ministero della Cultura collocata al secondo ordine dell’anfiteatro e lo spegnimento per due ore delle luci del Colosseo hanno ricordato in questi giorni Giovanna Maria Giammarino, la guida turistica scomparsa mentre lavorava al monumento.
Il Parco archeologico, in un messaggio ufficiale, ha voluto rendere pubblico il cordoglio del personale che la conosceva bene: «Abbiamo potuto e voluto raccogliere in questi due giorni i ricordi del personale del Colosseo che ben conosceva la professionista, che frequentava con assiduità l'Anfiteatro Flavio, e che al termine delle numerose visite quotidiane non mancava di intrattenersi con tenerezza per un saluto ai gatti del monumento. Un rapporto quotidiano, di reciproco scambio, che ci ha consentito di apprezzarne la dedizione, potendo oggi condividerlo pubblicamente».
«La commozione e il senso di estraniamento che tutti e tutte abbiamo provato, a cominciare dai soccorritori, hanno non poco turbato queste giornate», continua il comunicato, che invita «tutti noi a tenere un tono rispettoso delle circostanze in un momento da destinare al silenzio e al ricordo».
In merito alla vicenda era intervenuta l’Associazione Guide Turistiche Abilitate (AGTA), che in lungo post sui social ha rilanciato il tema delle condizioni di lavoro della categoria. La presidente Isabella Ruggiero ha sottolineato come la scomparsa della collega «renda drammaticamente attuale ed evidente l’impegno fisico a cui viene sottoposto il corpo durante il lavoro di guida», chiedendo che la professione sia inserita tra quelle usuranti e che si apra un tavolo permanente di confronto con le associazioni.
«Quasi tutte le guide soffrono già in età “giovanile” di patologie che in genere insorgono in soggetti anziani o negli sportivi - scrive Ruggiero -, perché sottoponiamo il nostro corpo (ginocchia, caviglie, ecc.) a sforzo per un tempo estremamente lungo (una media di 8 ore al giorno) e spesso con un carico notevole di borse con pesi sulle spalle, il tutto su percorsi non sempre agevoli (strade romane divelte, scale antiche con gradini molto ripidi, salite e discese) e a temperature spesso proibitive (in estate fino a 40 gradi nelle aree esterne, sull’asfalto delle città e nelle aree archeologiche senza ombra, nonché a gelo e pioggia in inverno). Il tutto ci rende soggetti ad artrosi precoce, fratture e una serie di altre patologie: laddove però la carriera dello sportivo è breve, la guida non può fermarsi, perché con la situazione attuale non vede la pensione - e che misera pensione per chi è in Gestione Separata - prima dei 70 anni».
Il lungo post dell’AGTA si rivolge quindi direttamente alla gestione del Parco archeologico, a cui chiede direttamente un intervento partendo da una diversa organizzazione degli orari in estate: «Inutile parlare ogni anno di emergenza caldo come fosse una novità», ha dichiarato Ruggiero, «il Ministero della Cultura deve prendere atto di queste necessità e anticipare l’orario di apertura del Colosseo e del Foro/Palatino dall’inizio di giugno almeno a fine agosto, tanto più che a giugno e luglio, i mesi dell’altissima stagione, il numero di visitatori è estremamente alto e quindi diluire le entrate su un numero maggiore di ore non può che giovare al monumento, migliorando i flussi». La proposta è quella di anticipare l’apertura alle 7 del mattino e posticipare la chiusura, per distribuire meglio i flussi dei visitatori e ridurre i rischi per la salute.
Tra le criticità indicate, inoltre, Ruggiero si concentra anche sui percorsi interni del Colosseo, che non sempre risultano accessibili a bambini, anziani e persone con disabilità. L’associazione chiede di migliorare l’utilizzo degli ascensori e di realizzarne di nuovi per evitare che gruppi interi siano obbligati a salire o scendere per scale ripide.
Il messaggio si conclude quindi con una richiesta rivolta al nuovo Direttore del Parco del Colosseo, Simone Quilici, «di convocare quanto prima le associazioni di categoria e di istituire un tavolo permanente con loro al fine di ascoltare problematiche e proposte e arrivare a regolamenti e condizioni migliori sia per tutti quelli che lavorano all’interno del Parco (dipendenti e operatori esterni) sia per tutti quelli che lo visitano».
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