Roma si conferma ancora una volta tra le città italiane più vulnerabili agli effetti della crisi climatica. A dirlo è il nuovo rapporto di Legambiente nell’ambito della campagna nazionale «Che caldo che fa», la Capitale sta affrontando temperature sempre più estreme, con picchi al suolo che hanno toccato i 68 gradi in una pista ciclabile nel quartiere Don Bosco, durante i rilevamenti effettuati tra il 18 e il 19 giugno.
Le temperature nelle zone prive di ombra
Le termografie, realizzate nei due quartieri di Garbatella e Don Bosco, hanno mostrato una temperatura media al suolo rispettivamente di 35,4 e 37,9 gradi, con punte preoccupanti anche in aree urbane di uso quotidiano: 52,2 gradi alla fermata del bus Giulio Agricola, 53,7 gradi nel parcheggio antistante la Regione Lazio. Solo le zone in ombra si salvano in parte, con una differenza al suolo di oltre 15 gradi rispetto alle aree più esposte.
L’aumento delle temperature a Roma risulta più che doppio rispetto alla media nazionale. Secondo i dati Istat citati da Legambiente, la temperatura media annuale è salita a 18,7 gradi centigradi, con un incremento di 3,1 gradi rispetto al periodo 1971-2000. Un aumento ben superiore a quello nazionale, che nello stesso arco temporale si attesta su +1,48 gradi.
Sempre più frequenti le cosiddette «notti tropicali», in cui le temperature minime non scendono sotto i 20 gradi, un fenomeno che, oltre a compromettere il benessere notturno, aggrava le condizioni di salute dei cittadini più vulnerabili.
Dal 2015 al 2024, sono stati registrati 89 eventi meteo estremi nella sola Roma, che si conferma così il primo Comune in Italia per frequenza di fenomeni meteo eccezionali, tra cui bombe d’acqua, nubifragi, grandinate e ondate di calore.
A rendere la situazione ancora più critica è l’effetto «isola di calore», che crea un divario di 6,5 gradi tra le aree centrali, fortemente urbanizzate, e il quadrante est, più ricco di verde urbano.
Di fronte a uno scenario del genere, Legambiente chiede l’approvazione urgente di un Piano di adattamento climatico urbano. Le proposte dell’associazione includono l'aumento delle aree verdi e delle infrastrutture blu (come fontane, corsi d’acqua, aree umide), una maggiore presenza di ombreggiature urbane.
Ma anche l'attivazione di servizi di supporto sanitario e allerta per le fasce più vulnerabili e la revisione dei regolamenti edilizi, imponendo percentuali minime obbligatorie di superfici permeabili in spazi pubblici e privati, per ridurre l’effetto «asfalto-forno» e favorire la traspirazione del suolo.
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