Roma, 3 settembre 2025
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Tartarughe, cicogne e aironi cenerini sul Tevere sono un buon segnale

Il Tevere tra biodiversità e i nuovi parchi d’affaccio: segnali naturali e urbani di un fiume resistente da vivere e tutelare

di Edoardo IacolucciULTIMO AGGIORNAMENTO 1 giorni fa - TEMPO DI LETTURA 3'

Due aironi cenerini hanno sorvolato questa mattina la cupola di San Pietro e Castel Sant’Angelo, fermandosi lungo le sponde del Tevere. Una scena che sembra rubata a una palude e invece è Roma: cuore di pietra e acqua, che si conferma habitat sorprendente per la biodiversità urbana.

Il Tevere è un corridoio ecologico

L’airone cenerino (Ardea cinerea), grande ardeide dal piumaggio grigio e dal becco giallo, è una presenza nella Capitale, prima diffuso in aree meno centrali, come la Caffarella, per poi nidificare nel 2021, per la prima volta dentro il GRA. Preda pesci e anfibi, sfrutta i canneti residuali e perfino gli sbocchi tombinati delle fogne, dimostrando che il Tevere, pur stressato da rifiuti e specie aliene, continua a funzionare da corridoio ecologico nel cuore della città.

Marevivo, 40 anni da sentinella sul fiume

Tra le realtà più attive sulle sponde, c’è Marevivo, che proprio quest’anno ha festeggiato i quarant’anni della sua sede nazionale sul Tevere. Un luogo scelto, come più volte ha ricordato la presidente Rosalba Giugni «perché i fiumi collegano mare e terraferma. In questi decenni abbiamo visto scorrere insieme bellezza e degrado: fauna straordinaria e tonnellate di rifiuti».

Infatti è di poche settimane fa l'avvistamento di due cigni, proprio vicino la loro sede, sotto Lungotevere delle Navi.

«Bellissimi - spiega Carmen di Penta di Marevivo - ma sanno anche essere cattivi - puntualizza ironica - se ti avvicini troppo. Li ho visti in canoa, e sotto gli alberi, mentre ripulivo gli argini, ho visto anche le tartarughe» conclude entusiasta.

La Fondazione ha promosso barriere acchiappa-rifiuti, educazione ambientale e ora guarda con favore alla nascita dei parchi d’affaccio fluviali, che possono diventare aule a cielo aperto e spazi di cittadinanza attiva.

Proprio Lungotevere delle Navi una passerella in legno di larice collega Ponte Matteotti a Ponte Risorgimento, tra aree verdi e piazzole con sedute in legno pensate come «aule fluviali didattiche», come spiegato dallo stesso sindaco. L’intervento consente un’osservazione privilegiata del fiume lasciando libero il terreno sottostante alla fauna e al deflusso dell’acqua.

I nuovi parchi d’affaccio

I romani stanno quindi progressivamente tornando a vivere il loro fiume, anche per merito dei nuovi parchi d’affaccio. Cinque in totale.

Ogni parco un'identità: quello dell'Acqua Acetosa è un grande polmone verde, quello di Ostia Antica un approdo sul fiume, quello di Ponte Milvio richiama i fasti dell'Antica Roma coi suoi argini millenari e il Foro Italico (1,6 ettari) con spazi per sport e fitness.

«Restituiamo ai cittadini un’area di grande valore naturalistico rimasta inaccessibile per anni – aveva sottolineato Alfonsi all’inaugurazione del Foro Italico – rigenerata con specie ripariali autoctone e pensata per unire vocazione ambientale e patrimonio storico-archeologico».

A questi si aggiungono riqualificazioni come Marconi, Magliana, Tevere Sud e Tiberis.

Complessivamente i cinque parchi hanno richiesto 7,3 milioni di euro di fondi giubilari, con l’obiettivo, per il sindaco Gualtieri, di «creare nuove aree verdi e di socializzazione, ricucendo il rapporto tra città e fiume».

Una rinnovata cultura del fiume

La presenza - oltre a quella di molte altre specie animali - di aironi cenerini, cicogne e testuggini lungo il Tevere conferma il ruolo del fiume come corridoio ecologico multifunzionale.

Sono infatti animali che appartengono a livelli trofici differenti e hanno requisiti ecologici specifici: gli aironi segnalano disponibilità di pesce e zone di caccia idonee; le cicogne utilizzano il fiume come rotta migratoria e area di sosta; le testuggini infine testimoniano la complessità e le pressioni sugli habitat fluviali. Non si tratta quindi solo di avvistamenti suggestivi, ma di indicatori biologici che evidenziano sia la forza ecologica del Tevere e la necessità di monitoraggi e interventi mirati di conservazione e gestione.

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