
Mani rivolte verso il cielo, protette da guanti da lavoro e impegnate a stringere attrezzi come tenaglie e chiavi a T. È questa l’immagine potente che dà forma a «Tools», la nuova installazione che da venerdì 5 dicembre riveste i silos del cantiere della metro C a piazza Venezia. L’opera rappresenta il terzo intervento del progetto di murales nel cuore della capitale. L’installazione prende il posto di «Ci eleviamo sollevando gli altri» di Marinella Senatore, che aveva succeduto «Costellazioni di Roma» di Pietro Ruffo.
Il murale, realizzato dall’artista Elisabetta Benassi, raffigura cinque grandi mani coperte da guanti colorati utilizzati dagli operai durante i sopralluoghi dell’artista. Le mani sono ispirate agli arti degli angeli scolpiti da Gian Lorenzo Bernini su ponte Sant’Angelo. La composizione fotografica riprende gli strumenti del lavoro quotidiano, sostituendoli agli oggetti della Passione di Cristo presenti negli angeli barocchi.
Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio e l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini. L’iniziativa è realizzata con il patrocinio del Campidoglio e promossa da Webuild, Vianini Lavori Spa, Consorzio Cooperative Costruzioni, Hitachi e Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi.
«Roma si trasforma – ha sottolineato il primo cittadino – e questo cantiere ne è uno degli emblemi. La città guarda al futuro con attenzione anche all’arte contemporanea. Questa è un’opera particolarmente densa e piena di significati. Qui affiorano gli strati della nostra storia in una vertiginosa sovrapposizione di epoche, raccontate attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, che quando è grande arte sa essere proiettata al futuro».
A firmare l’installazione è un’artista roman, che ha raccontato la genesi del progetto: «In questo luogo si incrocia la storia. Piazza Venezia è una sorta di teatro contemporaneo, e non è stato facile trovare un’idea di cui essere convinta. Ma osservando da vicino il cantiere ho voluto realizzare un omaggio al lavoro silenzioso degli operai e alla lentezza che c’è dietro quelle transenne».
Benassi ha spiegato anche come l’opera rappresenti «sette mani che tengono altrettanti strumenti tipici di un cantiere e delle loro azioni: stringere, serrare, scalpellare, pulire». Una scelta che collega, simbolicamente, gli archeologi al lavoro che si svolge in questi luoghi. «A una seconda lettura – ha aggiunto – questi strumenti richiamano quelli di sette degli angeli di ponte Sant’Angelo».
La copertura iniziale dell’opera, nascosta da un velo bianco, è stata rimossa simultaneamente al taglio del nastro giallorosso, trasformando i silos in un nuovo landmark visivo nel cuore della capitale.
«Tools» rientra nel ciclo «Murales. Arte contemporanea in metro», realizzato dal consorzio guidato da Webuild e Vianini Lavori con il patrocinio del Campidoglio e in collaborazione con le Soprintendenze. L’obiettivo è trasformare il cantiere in un luogo di innovazione culturale e rigenerazione urbana, intrecciando arte e infrastrutture.
Alla cerimonia sono intervenuti anche Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e presidente del Comitato Scientifico del progetto, oltre a Franco Cristini e Fabrizio Paolo Di Paola per il consorzio metro C.
Nel suo intervento, Salini ha ricordato: «L’idea che l’arte sia separata dalla vita è malsana. Quando ho visto il lavoro di Elisabetta, la prima cosa che le ho detto è stata: “Va bene così”. Lo spunto di usare le mani e gli strumenti degli angeli del Bernini è visivamente molto accattivante per uno che fa il costruttore».
Per Vincenzo Onorato, amministratore delegato di Vianini Lavori, la giornata è stata anche l’occasione per un primo bilancio: «In questi primi 12 mesi abbiamo già avuto conferma della bontà di questo progetto. Per chi realizza grandi infrastrutture, l’impatto dei cantieri sulla collettività è un tema quotidiano e questo percorso ha mostrato una brillante intuizione».
Il progetto Murales si inserisce in una fase cruciale dei lavori della linea C. A piazza Venezia è stata completata la prima macrofase dello scavo, che ha raggiunto gli 85 metri di profondità e porterà alla luce l’antica via Flaminia. È già partita la seconda macrofase. Parallelamente, il consorzio ha consegnato due archeo-stazioni chiave: Colosseo/Fori Imperiali e Porta Metronia, la cui apertura al pubblico è prevista il 16 dicembre. Quest’ultima ospita e valorizza il ritrovamento di una caserma romana. Prosegue anche la progettazione esecutiva della tratta T2 (Venezia–Clodio/Mazzini), che includerà le future stazioni San Pietro e Chiesa Nuova.
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