Sono stati pubblicati oggi dal Ministero dell’Interno i dati relativi all’andamento degli sfratti nel 2024, e il quadro che emerge per il Lazio e per Roma è tutt’altro che rassicurante.
Come riportato dall’Unione Inquilini, nel Lazio si registrano 6101 sentenze di sfratto (+3,94 per cento), di cui 5286 nella sola capitale (+4,03 per cento). Le cifre diventano ancora più allarmanti se si guarda alle esecuzioni. Sono oltre 4mila le sentenze di esecuzione e quasi 2mila sfratti portati a termine con la forza pubblica, con una media di 9 famiglie sgomberate ogni giorno lavorativo.
«La situazione dimostra la radice della sofferenza abitativa strutturale – spiega Walter De Cesaris, segretario dell’Unione Inquilini di Roma –. Nel comune di Roma gli sfratti per necessità del proprietario rappresentano meno del 2 per cento del totale, mentre l’80 per cento deriva da morosità e quasi il 20 per cento da finita locazione».
Due i fattori principali individuati. Da un lato l’aumento della povertà, che alimenta la morosità; dall’altro la spinta verso gli affitti brevi turistici, che riducono la disponibilità di alloggi sul mercato residenziale. Una tendenza che, secondo l’associazione, è stata aggravata dalle scelte del governo nazionale, che ha eliminato il fondo affitti e non ha ancora regolamentato il mercato degli affitti turistici.
La situazione non risparmia la Capitale, dove le assegnazioni di alloggi pubblici procedono «al contagocce» a fronte di una lunga lista di aventi diritto. Non mancano inoltre criticità legate agli enti, che in alcuni casi portano avanti sfratti senza tenere conto delle fragilità sociali: «Proprio ieri – denuncia De Cesaris – ne abbiamo fermato a fatica uno ennesimo nel quartiere Don Bosco».
Anche i provvedimenti messi in campo, come l’acquisizione di alloggi da parte di enti pubblici, stentano a decollare, lasciando scoperti i nuclei più vulnerabili.
Per affrontare l’emergenza, l’Unione Inquilini chiede un cambio di passo immediato, con tre misure considerate prioritarie. Un piano strutturale di acquisizione e rigenerazione urbana, destinato unicamente all’edilizia residenziale pubblica a canone sociale. Il blocco degli sfratti a partire da enti pubblici e privatizzati o comunque sottoposti a vigilanza pubblica. E la regolamentazione e la limitazione degli affitti brevi, per ridurre la pressione speculativa sul mercato abitativo.
«Servono interventi strutturali e urgenti – conclude De Cesaris –. È necessario un piano nazionale e cittadino, per Roma Capitale e per il Paese, capace di mettere al centro il diritto all’abitare»
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