Striscioni pro-Israele sulla sede del II municipio: era stato il primo ad esporre la bandiera palestinese
- Redazione La Capitale
- 7 ore fa
- Tempo di lettura: 2 min
L’esposizione della bandiera palestinese era stata deliberata durante la seduta del consiglio municipale del 15 maggio scorso

Sulle ringhiere dell’ingresso del II municipio in via Dire Daua 11 è apparso uno striscione pro-Israele. Il gesto, dall’evidente valore simbolico, arriva a pochi giorni di distanza dall’esposizione – proprio sullo stesso edificio – della bandiera palestinese, avvenuta la scorsa settimana su iniziativa del consiglio municipale. Era stata quella la prima volta a Roma in cui un ente territoriale aveva preso una posizione così esplicita contro lo stato di Israele. Lo striscione pro-Israele è stato subito rimosso dalla polizia.
Bandiera pro-Israele, la settimana scorsa il municipio aveva esposto quella palestinese
L’esposizione della bandiera palestinese era stata deliberata durante la seduta del consiglio municipale del 15 maggio scorso, grazie a una mozione presentata dal Partito Democratico, a prima firma della consigliera Federica Serratore, e approvata con 16 voti favorevoli e quattro contrari. Durante il dibattito, Serratore aveva dichiarato: «Non si può più ignorare la violenza che si sta verificando a Gaza, dove si assiste a un disegno ben preciso: quello di distruggere in maniera sistematica il popolo palestinese».
Nel testo della mozione si fa riferimento alla risoluzione delle Nazioni Unite del 1978, la quale – all’articolo 1 – sancisce il diritto di tutti i popoli a vivere in pace. Il documento approvato dal II municipio definisce il conflitto israelo-palestinese come «uno dei crimini di guerra più atroci mai commessi» e denuncia il «genocidio in corso a Gaza ai danni della popolazione civile palestinese», sottolineando che ciò «chiama ognuno di noi alla mobilitazione».
A rendere ancora più gravi i toni del testo sono i numeri riportati: secondo le stime citate nella mozione, tra ottobre 2023 e giugno 2024 le vittime palestinesi sarebbero circa 70mila, un conteggio che esclude i morti indiretti – dovuti, ad esempio, alla carenza di cibo e cure – e le persone ancora sepolte sotto le macerie.