Nata a Roma, classe 1934, Sofia Corradi è stata la figura accademica più importante nella realizzazione del progetto Erasmus, uno dei successi tangibili dell’Unione Europea. La vera fonte d’ispirazione per il progetto che cambiò il modo d’intendere gli studi in senso cooperativo e non esclusivo - esattamente come la comunità scientifica agisce, superando anche i conflitti politici - è stata la sua stessa vita.
La sua storia parla di una laurea in giurisprudenza alla Sapienza e, alla fine degli anni Cinquanta, ora seguito della quale ottenne una borsa di studio per proseguire la sua formazione alla Columbia University di New York. Lì conseguì un master in legislazione universitaria comparata, ma al suo ritorno in Italia si scontrò con la burocrazia: gli studi svolti all’estero non le vennero riconosciuti.
Da quella delusione nacque la sua intuizione: rendere possibile l’equiparazione dei titoli universitari tra paesi diversi. Come raccontò anni dopo, fu proprio in quel momento che comprese quanto fosse necessario creare un sistema comune di riconoscimento degli studi, almeno a livello europeo.
Negli anni Sessanta, Corradi lavorava come consulente della Conferenza dei rettori italiani. Nel 1969 elaborò un documento che delineava un meccanismo per riconoscere gli esami sostenuti all’estero, prevedendo che ogni studente potesse inserire nel proprio piano di studi un periodo presso un’università straniera, con l’approvazione del Consiglio di facoltà.
La proposta trovò appoggio nel presidente della Conferenza dei rettori, Alessandro Faedo, e successivamente nel ministro dell’Istruzione Mario Ferrari Aggradi, che ne fece un disegno di legge. Sebbene l’iniziativa si arenasse - come spesso accaduto nella storia politica italiana - per la fine anticipata della legislatura, Corradi continuò a promuovere la sua idea con tenacia, organizzando incontri internazionali e creando manualmente tabelle di equivalenza tra esami di diversi atenei.
Per quasi due decenni, Corradi portò avanti il suo progetto, spesso tra difficoltà e scetticismi. Nel 1976 i principi da lei elaborati vennero finalmente accolti in una risoluzione della Comunità economica europea, che invitava gli Stati membri a favorire gli scambi universitari. Da lì partirono le prime sperimentazioni che portarono, nel 1987, alla nascita ufficiale del Programma Erasmus.
Oggi si chiama Erasmus+, dal nome dall’umanista olandese Erasmo da Rotterdam, simbolo di viaggio e di scambio culturale per tutta l’Europa. Dalla sua creazione, ha coinvolto oltre 15 milioni di studenti, diventando uno dei progetti più riusciti e rappresentativi dell’integrazione europea.
Sofia Corradi ha solcato un segno indelebile nella storia dell’educazione europea. L’apporto del programma Erasmus ha assunto i connotati dell’identità europea, quello che dovrebbe essere l’obiettivo dell’UE: creare cittadini che non si concentrino sulle differenze dell’Altro, ma sulle somiglianze. Non spagnoli, francesi, olandesi e polacchi. Ma tutti cittadini europei.
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