Roma, 6 ottobre 2025
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Sveva Caetani è un'artista romana ancora troppo poco conosciuta

Costretta all'esilio e tornata nella sua città natale attraverso le sue opere. Al museo Maxxi di Roma la prima retrospettiva italiana dedicata a Sveva Caetani (1917–1994). Oltre 200 opere e documenti per raccontare una vita sospesa tra arte, isolamento e rinascita

di Edoardo IacolucciULTIMO AGGIORNAMENTO 3 ore fa - TEMPO DI LETTURA 3'

«L'immagine di Roma non potrà mai più essere sradicata da me. Sono nata a Roma, e una volta romana, sarò sempre romana». Torna così nella sua città, attraverso le sue opere in mostra, Sveva Caetani.

Inizia con l’immagine di un treno che attraversa le montagne il viaggio di «Sveva Caetani. Forma e Frammento», la prima retrospettiva italiana dedicata all’artista italo-canadese. Curata da Chiara Ianeselli, la mostra è ospitata allo Spazio Extra Maxxi dal 3 ottobre 2025 al 4 gennaio 2026 e riunisce oltre 200 opere, documenti e materiali d’archivio per restituire la complessità umana e artistica di una figura che solo oggi trova pieno riconoscimento nella sua città natale.

Una vita tra Roma e il Canada

Sveva Caetani nasce a Roma il 6 agosto 1917 da un amore proibito tra Leone Caetani, duca di Sermoneta e grande studioso del mondo islamico, e Ofelia Fabiani, danzatrice romana di famiglia agiata. Leone è sposato con Vittoria Colonna, ma il loro matrimonio, pur nato per amore, si incrina presto. Mentre Vittoria intreccia una breve relazione con Umberto Boccioni, Leone trova in Ofelia una compagna che lo comprende nella sua dimensione più intellettuale e spirituale.

Impossibilitato a riconoscere la figlia a causa delle leggi italiane e osteggiato dal clima politico fascista, Leone - socialista riformista e antifascista - decide di abbandonare l’Italia. Vende gran parte dei suoi beni e, nel 1921, si trasferisce in Canada, a Vernon, nella British Columbia, dove acquista una grande casa e trova finalmente un luogo di libertà. Qui, Sveva trascorre un’infanzia privilegiata, seguita da governanti inglesi e istruita con rigore, viaggiando spesso in Europa fino alla crisi del 1929, che travolge la fortuna familiare.

Quando il padre si ammala gravemente, la vita di Sveva cambia. Nel 1935 Leone muore a Vancouver e la madre, distrutta dal dolore, si chiude in casa, imponendo anche alla figlia un isolamento lungo venticinque anni. Sveva può leggere, ma non scrivere né dipingere. Solo dopo la morte di Ofelia, nel 1960, torna alla vita pubblica. La comunità di Vernon le è vicina: trova un lavoro come insegnante nella scuola locale e, dopo aver conseguito i titoli accademici a Victoria, diventa docente d’arte alla Charles Bloom Secondary School di Lumby, dove è amatissima dagli studenti.

Recapitulation: la vita come viaggio

Negli anni Settanta Sveva riscopre la pittura e concepisce la sua opera più monumentale, «Recapitulation», ispirata alla Divina Commedia di Dante, che conosce a fondo. «L’idea di riunire tutte le esperienze e i giudizi della mia vita in un viaggio visionario, incarnando mio padre come mentore e guida», scrive.

Il ciclo di 47 acquerelli, poi pubblicato nel volume Recapitulation: A Journey (1995), racconta la sua esistenza come un cammino simbolico: lei è Dante e Leone il suo Virgilio. «Un viaggio - quale ogni vita è - e perché i viaggi, da Omero a Dante, sono rivelazioni di sé», spiegava l’artista. Costretta sulla sedia a rotelle, completa l’opera nel 1989, dopo quattordici anni di lavoro.

«Recapitulation è una serie complessissima di acquerelli che raccontano la storia personale di Sveva - sottolinea la curatrice Chiara Ianeselli - e al tempo stesso quella della famiglia Caetani, centrale nella storia italiana. Abbiamo voluto far emergere anche le figure del padre Leone e della madre Ofelia, spesso dimenticate ma decisive nella formazione dell’artista».

Il fulcro del percorso al Maxxi è proprio questo ciclo, presentato per la prima volta integralmente in Italia: un ritorno ideale dell’artista nella sua Roma, che non riesce mai a rivedere in vita.

Una voce fuori dagli schemi

«È una mostra che costruisce e decostruisce la figura di Sveva Caetani, un’artista di straordinaria importanza la cui opera è quasi sconosciuta al di fuori del Canada. È la prima volta che alcune opere vengono presentate nella loro interezza», spiega Ianeselli.

La curatrice aggiunge: «Sveva trasforma l’isolamento in conoscenza. In quella solitudine forzata, lo studio diventa il suo strumento di resistenza e la pittura la forma più alta di libertà».

Il progetto, racconta ancora, «nasce dal desiderio di restituire la voce dell’artista, preferendola all’interpretazione critica. La sua opera è fatta di frammenti che, uniti, compongono una forma viva: per questo forma e frammento sono le parole chiave del suo linguaggio».

La mostra al Maxxi

«Attraverso questa mostra il Maxxi restituisce a Sveva Caetani un posto di pregio nella storia dell’arte contemporanea e nel più ampio contesto delle narrazioni femminili del Novecento», spiega la presidente del museo Maria Emanuela Bruni.

Accanto a Recapitulation, la mostra include una sezione biografica con fotografie, lettere, audio e sculture provenienti dalla Biblioteca dell’Accademia dei Lincei, dalla Fondazione Leone Caetani e dalla Fabbrica di San Pietro, che concede in prestito un busto di Bonifacio VIII. Due opere contemporanee, di Carlo Benvenuto e Houda Kabbaj, dialogano con il mondo interiore di Sveva, tra memoria, famiglia e natura.

L’eredità di Sveva

Nel 1993 Sveva espone per la prima volta la sua opera in una mostra personale a Toronto. Muore l’anno successivo, a Vernon. Non ha eredi, ma lascia la sua casa, il suo archivio e le sue opere alla comunità con una condizione: che diventino un centro per artisti e studiosi. Oggi, il Caetani Center di Vernon accoglie giovani creativi da tutto il mondo, continuando il sogno di un’artista che trasforma il silenzio in poesia visiva.

«Crediamo che con questa mostra - conclude Ianeselli - Sveva possa finalmente tornare nella sua amata Roma, trovando la voce e lo spazio che le erano mancati».

Un viaggio di arte e memoria che attraversa un secolo e due continenti, restituendo luce a una donna che vive e crea per resistere.

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