Si allarga la protesta e le mobilitazioni studentesche nella Capitale. Questa mattina gli studenti del liceo scientifico Tullio Levi Civita, nel quartiere Prenestino, hanno occupato l’istituto, portando a cinque il numero delle occupazioni scolastiche dall’inizio dell’anno. Dopo le proteste già scoppiate al CineTv Rossellini, liberato lo scorso 28 settembre, e ai licei Cavour, Socrate e Picasso di Pomezia, la nuova occupazione conferma un’ondata di dissenso che si estende a macchia d’olio tra le scuole romane.
Il collettivo studentesco di sinistra che guida la protesta ha diffuso una nota invitando a «bloccare tutto anche nelle scuole», in segno di solidarietà con la resistenza palestinese. La mobilitazione, spiegano gli studenti, si inserisce nel solco dello sciopero nazionale di sabato scorso e delle manifestazioni che nei giorni precedenti hanno portato in piazza più di un milione di persone in tutta Italia.
Tra le principali rivendicazioni, gli studenti denunciano le politiche del governo guidato da Giorgia Meloni e del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, chiedendo che l’Italia interrompa gli accordi con lo Stato di Israele. «Non un soldo deve andare alla guerra, c’è bisogno di fondi per l’istruzione», si legge in uno degli striscioni esposti sulla facciata dell’edificio, accanto a una grande bandiera palestinese e al simbolo di Osa, l’Organizzazione studentesca d’azione.
In contemporanea, anche il liceo Kant, classico e linguistico di piazza Zambeccari a Centocelle, ha annunciato l’occupazione con un post diffuso sui social: «Il Kant sa da che parte stare». Le immagini mostrano fumogeni, bandiere e striscioni che invadono il cortile dell’istituto, mentre gli studenti organizzano assemblee e momenti di discussione politica.
La nuova occupazione al Levi Civita evidenzia come il tema della partecipazione politica giovanile stia assumendo una dimensione sempre più ampia, in particolare a Roma e nel Lazio, dove si concentrano le principali mobilitazioni di queste settimane.
Le autorità scolastiche e le forze dell’ordine stanno monitorando la situazione per garantire la sicurezza degli edifici e il regolare svolgimento delle attività didattiche una volta terminata la protesta. Ma intanto la tensione cresce: le scuole continuano a farsi portavoce di un disagio diffuso, tra rivendicazioni internazionali e richieste di maggiori investimenti per l’istruzione.
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