A Roma cresce la preoccupazione per i cosiddetti “contratti pirata”, accordi di lavoro che prevedono un inquadramento inferiore rispetto alla mansione svolta, con stipendi e tutele drasticamente ridotti. Secondo Confcommercio, la pratica coinvolgerebbe fino a un lavoratore su tre.
Le ricadute sono pesanti: perdite retributive fino a 8.000 euro lordi all’anno, minori contributi previdenziali per oltre 1.500 euro e un diffuso malcontento tra i dipendenti. Una condizione che, oltre a penalizzare i lavoratori, abbassa la qualità complessiva dei servizi offerti.
«Questa piaga dei contratti pirata mina i diritti dei lavoratori, compromette la qualità della ristorazione a Roma e genera concorrenza sleale tra imprese» ha dichiarato Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive di Roma Capitale. «Non possiamo permettere che professionisti esperti vengano ridotti a figure sottoinquadrate, privati di retribuzione equa e delle tutele fondamentali».
Lucarelli ha sollecitato un’azione congiunta di Governo e parti sociali per rafforzare i controlli, diffondere informazioni sui diritti dei lavoratori e applicare esclusivamente i contratti nazionali di settore. «Solo così – ha aggiunto – possiamo garantire un mercato sano, competitivo e trasparente, in cui le attività produttive oneste possano crescere senza subire distorsioni».
Per l’assessora difendere il lavoro equo significa anche proteggere il tessuto economico e culturale della città. «Serve dignità per chi lavora, trasparenza per chi investe e qualità per chi fruisce dei servizi», ha concluso Lucarelli.
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