Roma, 3 settembre 2025
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Con «Nun ve trattengo» Franco Califano rivive sul grande schermo tra poesia, musica e Roma notturna

«Nun ve trattengo» il docufilm che celebra Franco Califano a 87 anni dalla nascita. Un ritratto libero e autentico

di Edoardo IacolucciULTIMO AGGIORNAMENTO 12 ore fa - TEMPO DI LETTURA 3'

«Sono sempre andato a letto cinque minuti più tardi degli altri, per avere cinque minuti in più da raccontare». Un poeta di strada, un uomo libero, un cantautore, Franco Califano, che ha trasformato le cadute, le notti romane di fumo e neon, le passioni viscerali in musica e parole. Nato per caso in volo su Tripoli il 14 settembre 1938, scomparso a Roma il 30 marzo 2013, il prossimo 14 settembre 2025 sarà ricordato nell’87esimo anniversario della sua nascita. Un’occasione per celebrare la sua eredità artistica e umana, che continua a risuonare sornione nel cuore di chi lo ascolta.

Autore di oltre mille canzoni e poesie, ha regalato al repertorio italiano classici come La musica è finita, Minuetto, Un grande amore e niente più e Tutto il resto è noia. Amico e collaboratore dei più grandi interpreti italiani, la sua voce roca e inconfondibile ha saputo raccontare con schiettezza amori, libertà, malinconie e desideri.

La Roma di Califano

Roma è stata la vera musa di Franco Califano, cantautore e poeta che della Capitale ha raccontato vizi, passioni e malinconie. I suoi luoghi preferiti sono diventati parte della sua leggenda, così come quelli che oggi ne custodiscono la memoria.

Dalle scorribande giovanili al bar Giava al Trionfale e tra le strade di Primavalle, dove ha vissuto in una villa in stile moresco, fino ad Acilia, dove ha trascorso gli ultimi suoi anni.

Legatissimo alla Garbatella e a Trastevere - dove nasce il suo mito di «Prévert di Trastevere» - Califano amava anche la notte romana: i piano-bar, i festival estivi e i grandi teatri, come il Sistina, dove tenne l’ultimo concerto pochi giorni prima di morire nel 2013.

La città non ha dimenticato il suo “Califfo”. Nel 2024 è stata inaugurata piazza Franco Califano a Casale Nei, con una targa che lo ricorda come «figlio di Roma e poeta della nostra gente». A Primavalle, un grande murale intitolato «Non escludo il ritorno» celebra invece il legame dell’artista con il quartiere che lo ospitò a lungo.

Così, tra locali, piazze e opere, Roma continua a raccontare e ad abitare le canzoni di uno dei suoi interpreti più autentici.

«Nun ve trattengo»: il docufilm

A poco più di un decennio dalla sua scomparsa, quindi Franco Califano torna ora sul grande schermo con il docufilm «Nun ve trattengo», in uscita nelle sale italiane dall’8 al 10 settembre, distribuito da Europictures.

Scritto e diretto da Francesca Romana Massaro e Francesco Antonio Mondini, il lungometraggio è un viaggio intimo e notturno nella Roma amata dal Califfo, costruito tra ricordi, materiali d’archivio inediti e testimonianze sincere. Presentato in anteprima alla XIX Festa del Cinema di Roma nella sezione “Freestyle” e proiettato anche al Trapani Film Festival, si distingue per la sua narrazione emotiva e frammentata, capace di restituire un ritratto autentico e senza filtri.

Un «documentario caledoscopico» - spiegano i due registi - per raccontare un personaggio complesso ed eclettico. «Luci, colori e figure dalle tinte sature, in ambientazioni dalle luci decise e drammatiche come quelle nelle quali ha vissuto il Califfo. Nulla di scontato, neanche le pose delle interviste, perché il Maestro non lo permetterebbe mai. Piuttosto, l’oblio» spiega Francesca Romana Massaro.

«Il Maestro - aggiunge Francesco Antonio Mondini -, come si faceva chiamare, era una persona vera, ma non era né un santo né un diavolo. Era un uomo». Proprio da qui è nata l’idea narrativa: «Rappresentare un uomo che durante la sua vita si è trovato di fronte ad innumerevoli situazioni e contesti».

Dal Califano del periodo milanese, alle borgate fino alla laurea in filosofia: «Nei suoi settantaquattro anni di vita - continua Mondini - ha conosciuto migliaia di persone disparate, lavorando e avendo un rapporto artistico o semplicemente umano con innumerevoli persone che lo ricordano con affetto, con rabbia o con amore».

Il cuore pulsante dell’opera è il racconto collettivo: accanto alla narrazione visiva dell’attore Raffaele Vannoli, che accompagna lo spettatore nei luoghi simbolo di una Roma notturna, emergono le voci di Claudia Gerini, Francesco Rutelli, Barbara Palombelli, Maurizio Mattioli, Mita Medici, Alberto Laurenti, Enrico Giaretta, Antonio Mazzeo e molti altri.

Nella pellicola si parte da lontano per arrivare al giorno d'oggi, la presenza di alcuni tra i nomi più significativi della musica contemporanea: Franco126, Ketama126, Noyz Narcos e Federico Zampaglione rendono omaggio al Califfo, riconoscendolo come figura ispiratrice, ponte tra poesia di strada e musica urbana.

La costruzione del film, volutamente priva di cronologia lineare, privilegia un racconto emotivo, fatto di contrasti, carne e anima. Come la sua Roma. Come lui.

L’arrivo in sala (8,9,10 settembre) sarà preceduto da un evento speciale di apertura il 7 settembre alle ore 20 al Cinema Giulio Cesare di Roma: una serata che unirà cinema, memoria e celebrazione.

Un’eredità che non si spegne

Fino all’ultimo giorno Califano ha cantato, fedele al suo destino di narratore notturno. Sulla sua tomba volle l’epitaffio «Non escludo il ritorno», titolo di una delle sue canzoni più amate. Non solo una frase, ma una promessa: oggi, attraverso la musica e il cinema, il suo ritorno si compie.

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