
Massima attenzione da parte delle autorità nella Capitale per il secondo anniversario del 7 ottobre, giorno in cui le forze di Hamas dalla Striscia di Gaza effettuarono il più grande attacco a Israele, uccidendo quasi 1.200 persone e prendendone in ostaggio circa 250.
Un giorno che ha segnato un punto critico nel rapporto tra Israele e Palestina e che ancora oggi viene narrato con profonde differenze tra le comunità romane di entrambe le fazioni. Proprio a causa della sua natura divisiva e i derivanti pericoli per l'ordine pubblico, per questa giornata la Comunità Ebraica di Roma non ha organizzato alcuna celebrazione, nonostante la ricorrenza del Sukkot, la tradizionale «festa delle capanne».
Le forze dell’ordine monitorano con particolare cura la situazione, specialmente nelle aree più a rischio. Sotto osservazione ci sono in particolare l’area del ghetto al centro di Roma, e altri luoghi di culto, culturali e istituzionali riconducibili alla comunità ebraica e allo Stato di Israele presenti sul territorio capitolino.
«Il 7 ottobre avremmo voluto unirci in raccoglimento con la società civile, per ricordare le vittime straziate dall’attacco terroristico di Hamas e pregare per il ritorno di tutti gli ostaggi a casa», scrive la Comunità Ebraica sui propri canali social. «Invece - prosegue il messaggio - abbiamo visto striscioni nelle piazze, slogan e manifestazioni programmate, che celebrano il 7 ottobre come giorno della resistenza palestinese».
Questo, secondo la comunità ebraica, significa però celebrare «stupratori» e «assassini», nonché inneggiare «alle violenze e alle uccisioni di bambini e neonati, solo perché ebrei».
L'appello conclusivo della comunità, «davanti a questo ritorno di un antisemitismo che non si vergogna più di mostrarsi, all’oltraggio alle pietre d’inciampo e alle scritte terrificanti sulle saracinesche dei negozi Kasher», definito un «furore antiebraico», la Comunità chiede interventi diretti da parte delle istituzioni e condanne unanimi dalle forze politiche.
Il messaggio della Comunità Ebraica si rivolge in particolare all'organizzazione dei Giovani Palestinesi italia che nella propria narrazione fa coincidere il 7 ottobre a una giornata di «resistenza» del popolo palestinese. La stessa non organizza per questa giornata un corteo a Roma ma a Bologna, scegliendo di scendere in piazza nonostante il divieto del Viminale, dandosi appuntamento in piazza del Nettuno a Bologna martedì 7 ottobre alle 19:30.
Nel post di convocazione diffuso sui social, il collettivo definisce il 7 ottobre come «la più grande azione di resistenza degli ultimi decenni contro l’occupazione coloniale sionista», descrivendo l’operazione «Diluvio di al-Aqsa» come «gloriosa» e «una dura sconfitta inflitta al sionismo».
I Giovani Palestinesi Italia sono un collettivo politico-attivista diffuso in varie città, tra cui Bologna, Milano, Torino e Roma, molto presente online, con un account nazionale su Instagram seguito da oltre 155mila persone.
Il gruppo si definisce parte della «Resistenza palestinese», adotta parole d’ordine anticoloniali e antisioniste e utilizza lo slogan «dal fiume al mare», espressione che, nel contesto delle manifestazioni di queste settimane, viene interpretata come la rivendicazione di uno Stato palestinese esteso dal fiume Giordano al Mediterraneo, di fatto negando l’esistenza dello Stato di Israele.
Sui propri canali social, il collettivo mostra una rete di capitoli locali, presidi, cortei e campagne coordinate, con una comunicazione fortemente orientata all’attivismo e alla mobilitazione.
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