Il Caffè pasticceria Dagnino, locale storico aperto dal 1955 in via Vittorio Emanuele Orlando, a pochi passi da piazza della Repubblica, rischia di scomparire. Il contratto di affitto dei locali scadrà il 31 dicembre e la proprietà non intende rinnovarlo. Per contrastare lo sfratto, il consigliere capitolino di Forza Italia Francesco Carpano ha promosso e ottenuto l’approvazione di una mozione in assemblea capitolina, che chiede al sindaco di avviare un dialogo tra il gruppo immobiliare proprietario delle mura (il gruppo Feltrinelli) e i gestori di Dagnino, al fine di trovare una soluzione che garantisca la continuità del locale, che da decenni rappresenta una vera istituzione della città.
Carpano ha fatto sapere che la mozione è stata «approvata dall’aula per la salvaguardia del Caffè Dagnino, storico locale nonché bottega storica riconosciuta di Galleria Esedra minacciata da uno sfratto a fine anno dal proprietario delle mura, la società immobiliare del gruppo Feltrinelli presieduta da Carlo Feltrinelli». Con questo atto il consiglio comunale impegna il sindaco ad aprire un confronto con la proprietà per salvare un presidio commerciale storico della città. Carpano ricorda che «da settant’anni Caffè Dagnino custodisce arredi e atmosfera di altri tempi, preziosi per Roma e per la storicità della sua offerta commerciale».
Il locale conta circa trenta dipendenti, che a partire dal primo gennaio potrebbero trovarsi disoccupati. Dagnino non è solo un caffè, ma un laboratorio di cucina, catering e ritrovo di artisti e intellettuali: arredi originali, affreschi e decorazioni sono parte della sua identità storica. È stata lanciata una petizione online su Change.org che in pochi giorni ha raccolto oltre 500 firme, con cittadini impegnati a salvare il locale.
Intanto sul fronte dello storico Caffè Greco di via dei Condotti, la vicenda dello sfratto continua a generare tensioni e preoccupazioni. Lo sfratto per finita locazione è stato eseguito lo scorso primo settembre dopo anni di contenziosi, e le autorità hanno disposto il sequestro dei beni mobili dichiarati di interesse culturale, inclusi dipinti, sculture e arredi vincolati.
Il locale è oggi chiuso e diversi arredi sono stati trasferiti in depositi senza autorizzazione, aumentando il rischio di dispersione del patrimonio storico. L’Antico Caffè Greco è infatti un bene culturale protetto da vincolo ministeriale, ma il tribunale ha convalidato lo sfratto malgrado che gli arredi siano considerati inseparabili dal luogo di esercizio dell’attività storica.
Novembre è atteso come mese cruciale per una decisione giudiziaria definitiva, con il ministero della Cultura che ha già presentato opposizione all’esecuzione dello sfratto, invocando l’ineseguibilità del provvedimento.
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