
(Foto di Camilla Palladino)
Sostenibilità, cura e partecipazione sono le tre parole chiave con cui Sabrina Alfonsi, assessora all’Ambiente, all’agricoltura e al ciclo dei rifiuti del Campidoglio, riassume a La Capitale la sua azione amministrativa. Un assessorato complesso, che tiene insieme il verde urbano, il patrimonio agricolo e la gestione dei rifiuti, ma che trova un filo conduttore chiaro nella visione di una città più consapevole e circolare. Una sfida che passa anche dalla comunicazione: tra marzo 2024 e aprile 2025 i profili social dell’assessora hanno superato un milione e 800mila visualizzazioni complessive, con una copertura quasi interamente organica (96 per cento su Facebook e 99 per cento su Instagram).
I numeri raccontano una crescita costante: +39,3 per cento di copertura su Facebook e un boom del +2851,9 per cento nelle visualizzazioni di un minuto, segno di una comunità sempre più coinvolta. Su Instagram, oltre un milione e 200mila visualizzazioni e più di 41mila interazioni, con metà del pubblico raggiunto non ancora follower, dimostrano la capacità di ampliare la platea e generare partecipazione. «I social – spiega Alfonsi – non servono solo a informare, ma a costruire un dialogo diretto con i cittadini, specie con i più giovani, anche attraverso nuovi canali come TikTok».
Assessora Alfonsi, lei guida un assessorato complesso che unisce agricoltura, ambiente e rifiuti. Qual è il filo conduttore che unisce queste deleghe?
«Sicuramente il primo tema è quello della sostenibilità. Fare di Roma una metropoli sostenibile vuol dire valorizzare il verde, l'ambiente, valorizzare tutta la parte agricola che è molto estesa all'interno della città e valorizzare come stiamo facendo i rifiuti, facendoli diventare da problema risorsa in un sistema di economia circolare. L'altro è sicuramente la cura. Tutto questo grande patrimonio ha bisogno di essere curato, ed è il grande sforzo perché è più facile piantare un albero che poi seguirlo nella sua vita».
Roma è una metropoli complessa da amministrare e da raccontare. Quali strumenti state utilizzando per migliorare la comunicazione con i cittadini e rafforzare il senso di comunità?
«Sicuramente la comunicazione è sempre una sfida per Roma perché sono veramente 15 città, sono in realtà tantissime comunità. La nuova mappa passa addirittura dalle zone urbanistiche ai quartieri e, in effetti, il senso di appartenenza è molto più legato a un quartiere che a una zona o a un municipio. Sicuramente la chiave di lettura che ha individuato il sindaco, che è quello dei social, ci sta aiutando molto perché per di più amplia un pubblico che non si va ad informare, che non era abituato ad informarsi nei confronti dell'amministrazione comunale. Non basta, a fianco di questo per quanto mi riguarda ci sono decine e decine e decine di appuntamenti nelle varie zone della città anche attraverso quelle forme aggregative tipo gli orti urbani, i comitati che hanno con noi un patto di collaborazione, i comitati di quartiere, le scuole, centri già aggregativi dove andare a raccontare quello che si sta facendo ma soprattutto a verificare il nostro operato e a sentire le loro esigenze».
Dunque secondo lei i social non sono soltanto uno strumento di comunicazione ma anche di partecipazione. In che modo crede che possono migliorare il rapporto diretto tra istituzioni e cittadini?
«Sicuramente la possibilità di scrivere, di commentare, di fare richieste, di mettere un like o un emoji che invece critica la situazione e ti dà un polso della situazione. È chiaro che la comunicazione deve essere sempre integrata, alcune cose non possono essere spiegate sui social, i social sono brevi, in alcuni momenti c'è bisogno di una narrazione più complessa che si fa o con appuntamenti come abbiamo fatto gli Stati generali del verde oppure con altri strumenti. Sto rilanciando il mio sito dove è possibile pubblicare articoli, interventi fatti, relazioni, relazioni degli uffici dove si può approfondire di più».
Parlava di strumenti digitali che riescono a creare un dialogo con i cittadini, come per esempio il sito appena citato. Oltre a Facebook e Instagram ci sono altri strumenti che state sperimentando?
«Dopo una mia resistenza in realtà stiamo per lanciare anche TikTok. D'altra parte i giovanissimi lo vedono, io penso che c'è bisogno di parlare alle nuove generazioni e anche un po' di apprendere dalle nuove generazioni soprattutto nella parte che mi riguarda cioè quella dell'ambiente».
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