Roma, 27 novembre 2025
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Alemanno da Rebibbia, contro il ministro Nordio: «Termosifoni spenti. Qui si muore di freddo»

Nel nuovo diario dal carcere, Gianni Alemanno denuncia il gelo a Rebibbia, termosifoni rotti, sovraffollamento e condizioni «inumane e degradanti». Il racconto tra emergenza freddo e primi segnali dei magistrati di sorveglianza

di Edoardo IacolucciULTIMO AGGIORNAMENTO 17 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Foto: Fb Gianni Alemanno, Diario di Cella


Nevica e il freddo investe mezza Italia quando, a quasi un anno di carcere, l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno descrive Rebibbia come un fortino assediato dal gelo: «I termosifoni sono completamente spenti», scrive nel suo «Diario di cella» su Facebook, spiegando che la rottura delle caldaie lascia senza riscaldamento non solo i detenuti, ma anche gli agenti della Penitenziaria: «L’acqua calda dopo le otto di sera non arriva neanche nelle docce».

Il paragone che traccia è amaro: «A guardarli questi ragazzi sembrano i soldati di Napoleone in Russia», coperti da pigiami sotto le divise, esausti, «le truppe del maresciallo Nordio» che in estate aveva promesso: «Spezzeremo le reni al sovraffollamento, senza scarcerare nessuno...».

Il crollo del sistema e il sovraffollamento che cresce

L’inverno, racconta Alemanno, ha reso ancora più evidente una crisi strutturale: «Non si è visto un solo posto in cella in più e il sovraffollamento cresce inesorabilmente». Ricorda il tetto crollato di Regina Coeli, Rebibbia al collasso, agenti isolati in gruppi di «tre o quattro» circondati da «tre o quattrocento detenuti».

Detenuti che però non sono un fronte ostile: «Siamo anche noi colpiti dal "Generale Inverno"» e, vestiti spesso in modo improbabile per combattere il freddo, «sembriamo più dei clochard nei rifugi della Caritas in pieno inverno».

La “saletta socialità” trasformata in cella

Il punto estremo del degrado è la saletta comune del reparto "A" del primo piano, trasformata d’urgenza in cella per mancanza di spazi: «Sei brande disposte a caso», materassi arrivati giorni dopo, nessun armadietto, «nessuna Tv», oggetti personali appoggiati sul tavolo un tempo dedicato al pingpong. «Un tugurio infernale», con un bagno senza scarico per una settimana, pulito solo grazie a secchi d’acqua.

Gli attuali occupanti sono stati avvertiti: i posti potrebbero salire a otto.

Almanno contro il ministro della Giustizia Nordio: «Forse diranno che il sovraffollamento scalda»

Alemanno, con ironia amara, immagina un prossimo paradosso: «Forse il "Maresciallo Nordio", come ha detto che il sovraffollamento aiuta a evitare i suicidi, perché - scrive Alemanno riguardo le parole del ministro della Giustizia- i detenuti si sorvegliano tra di loro, presto dirà che aiuta anche a combattere il freddo perché, accatastati gli uni sugli altri, ci riscaldiamo tra di noi».

La battuta nasconde una preoccupazione reale: senza interventi strutturali contro il sovraffollamento, la situazione «continuerà a peggiorare», mentre la Penitenziaria e i detenuti vengono «mandati allo sbaraglio».

I primi segnali dai magistrati di sorveglianza

Qualcosa, però, si muove. Alemanno cita il lavoro del Garante dei detenuti regionale, Anastasia, che ha misurato gli spazi reali nelle celle multiple: solo 1,78 metri quadtati a persona, contro i 3 metri quadrati minimi previsti dalla giurisprudenza. Il Tribunale ha accolto reclami ai sensi dell’art. 35 ter dell’Ordinamento penitenziario, riconoscendo «condizioni di vita inumane e degradanti» e riducendo le pene del 10% ai detenuti in tali condizioni.

Restano rigettati i reclami per le celle singole, ma per l'ex sindaco capitolino questo è «un primo passo».

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