Al Quarticciolo le saracinesche abbassate non sono solo pezzi di ferro grigio. Ma cicatrici che segnano la piazza principale, magazzini murati, spazi abbandonati che raccontano di anni di degrado, criminalità, crack. È qui, nella borgata più discussa di Roma Est e troppo spesso ridotta a nota di cronaca, che un gruppo di cittadini ha deciso scrivere un'altra pagina del quartiere.
Si chiama Botteghe Quarticciolo ed è una nuova cooperativa di comunità, sostenuta da Legacoop Lazio, che ha l’obiettivo di generare occupazione e dare forma a piccole economie locali. Un modello da contrapporre a quello delle economie criminali di cui il territorio in larga parte vive, dove la presenza di clan e gruppi è ramificata e pesante.
La stessa situazione che la presidenza del consiglio aveva pensato di risolvere commissariando il Quarticciolo, facendo piovere sul quartiere milioni di euro dall'alto con interventi principalmente repressivi, o al più sugli impianti sportivi.
L'intuizione che c'è dietro alla cooperativa di comunità è invece quella di restituire spazi e funzioni a un quartiere troppo spesso ridotto a note di cronaca. «Abbiamo fondato la cooperativa con l’idea di costruire nuova occupazione, soprattutto per chi incontra più difficoltà», spiega Alessia, la presidente. «Non mi piace definirle persone fragili: sono soprattutto donne che hanno sempre lavorato, ma in condizioni di sfruttamento e con salari bassi. Vorremmo ribaltare questa logica».
Il primo passo concreto è un servizio di catering, nato dopo corsi di formazione che hanno permesso di affinare e valorizzare competenze già presenti tra le socie. In prospettiva, la cooperativa punta a sviluppare altre attività, come la produzione di birra artigianale, una micro-stamperia, orti urbani e un mercato di produttori locali. Per altro sostenendo anche attività come il doposcuola per i bambini e consentendo di ampliare l'offerta dell’ambulatorio popolare, già attivo.
«Laddove tutto chiude, noi apriamo», spiegano. L’idea è ridurre anche la dipendenza dai lavori precari in centro città, nella ristorazione o nelle pulizie, e offrire opportunità più vicine e sostenibili per chi vive nel quartiere.
Il progetto vuole essere un’alternativa alle occupazioni sottopagate e allo sfruttamento, ma anche a quella mancanza di prospettive che spinge verso la strada. «Il percorso è ancora embrionale – racconta la promotrice – ma rappresenta un primo passo concreto per immaginare un modello diverso». Si tratta di spazi che devono accogliere economie diverse, basate su principi di equità. Redditi giusti, orari umani, rispetto per chi lavora.
La cooperativa si inserisce in realtà in un processo più ampio che riguarda il piano presentato al comune di Roma riguardo la gestione del quartiere nell'ambito del programma del governo per le periferie. Nel concreto le richiesta di riqualificazione urbana avanzate dagli abitanti.
«Non si tratta solo di sistemare gli edifici – chiarisce– ma di pensare a cosa potrà nascere all’interno. Vogliamo costruire economie basate su equità, con redditi giusti e tempi di lavoro sostenibili»
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