Roma, 27 novembre 2025
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Violenza contro le donne, cambiano le parole della stampa romana: solo il 3,2 per cento degli articoli parla ancora di «raptus»

In Campidoglio la giornata «Nessuna scusa – Le parole giuste». Presentato il nuovo Osservatorio Step: meno stereotipi, più consapevolezza. Lucarelli: «Roma è un laboratorio nazionale del cambiamento». Gualtieri: «Bisogna ribaltare la rappresentazione»

di Redazione La CapitaleULTIMO AGGIORNAMENTO 1 giorni fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Una sala del Campidoglio trasformata in laboratorio di linguaggi e consapevolezza. Nella mattinata di martedì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Protomoteca si è trasformata in uno spazio di confronto aperto tra istituzioni, scuole e mondo dell’informazione. L’evento «Nessuna scusa – Le parole giuste», promosso dall’assessora alle Attività produttive, pari opportunità e attrazione investimenti Monica Lucarelli, ha ospitato studentesse e studenti del progetto A scuola di parità, insieme al sindaco Roberto Gualtieri e al conduttore Gabriele Corsi, invitato speciale dell’iniziativa.

Corsi ha dialogato con i ragazzi sui temi del linguaggio, delle relazioni e degli stereotipi, sollecitando un confronto diretto e sincero: «Sono qui per ascoltarvi. Parliamo di ragazze uccise da chi diceva di amarle: è qualcosa che non possiamo più accettare. Ai ragazzi voglio dire: spiegateci voi dove stiamo sbagliando. La violenza non inizia con un gesto, ma quando una ragazza si ritrova a scegliere tra scuola e famiglia».

Le scuole in prima linea: oltre 5mila studenti protagonisti del cambiamento

Sul palco sono intervenuti i giovani del percorso A scuola di parità, che nell’ultimo anno ha coinvolto oltre 5mila studenti e generato più di 80 progetti in tutta la città. Racconti filmati, performance, analisi del linguaggio e storie di relazioni diseguali hanno composto un mosaico creativo che ha restituito una narrazione capace di ribaltare prospettive consolidate.

Il nuovo Osservatorio Step: come i media raccontano la violenza

Durante l’incontro è stata presentata la nuova edizione dell’Osservatorio Step Roma – Le parole giuste, realizzato con la Sapienza. Il rapporto analizza 1.609 articoli pubblicati dalla stampa romana tra il 2024 e il primo semestre 2025, evidenziando trend e mutamenti nel modo in cui i giornali descrivono la violenza maschile contro le donne.

L’assessora Lucarelli ha ricordato che «Roma oggi è un laboratorio nazionale del cambiamento culturale», dove linguaggio, educazione, comunicazione e reti territoriali lavorano insieme per riconoscere e prevenire la violenza. Il report, ha sottolineato, «aiuta a comprendere la cultura che precede la violenza e indica i punti su cui continuare a lavorare».

Cala il frame del «raptus»: la violenza non è più raccontata come improvvisa

Uno dei dati più rilevanti riguarda il netto declino del concetto di «raptus», presente solo nel 3,2 per cento degli articoli del 2024. Il venir meno di questo schema narrativo segna un avanzamento culturale: la stampa riconosce sempre più che la violenza non è una perdita di controllo, ma un atto intenzionale inserito in dinamiche di dominio. Il movente più citato nel 2024 è infatti la prevaricazione o il dominio (51,2 per cento), indice di una lettura più precisa e strutturale del fenomeno.

La violenza nasce nelle relazioni: l’82 per cento degli offender è una persona conosciuta

I dati mostrano che nell’82 per cento degli articoli del 2025 (71 per cento nel 2024) l’autore è partner, ex partner o un familiare. Nel 69 per cento dei casi l’uomo ha le chiavi di casa della vittima o appartiene al suo nucleo familiare.

Le violenze da sconosciuti – spesso al centro dell’immaginario collettivo – rappresentano il 27 per cento nel 2024 e crollano al 10 per cento nel 2025. Questo sposta drasticamente il focus: la violenza avviene negli spazi che dovrebbero essere sicuri. Raccontarlo significa contribuire a smontare il mito del «pericolo fuori casa».

Chi parla negli articoli? La cornice è ancora spesso maschile

Secondo Step, nel primo semestre 2025 gli articoli danno voce per la maggior parte ad altre fonti come forze dell’ordine, magistrati, testimoni (68 per cento), all’offender o ai suoi rappresentanti (50 per cento), alla vittima o ai familiari (47 per cento). Nel dettaglio nel 28 per cento degli articoli parla solo l’offender, nel 24 per cento solo la vittima e nel 23 per cento entrambi.

Il report evidenzia come l’uomo autore della violenza continui troppo spesso a orientare la cornice interpretativa del racconto, una dinamica non intenzionale ma favorita dalla struttura tradizionale delle fonti. Step invita quindi a estendere lo spazio delle voci femminili per riequilibrare la narrazione.

Stereotipi in calo, ma resistono normalizzazioni sottili

Sebbene il quadro generale sia in miglioramento, persistono alcune criticità. Tra le più comuni risultano l’uso della gelosia come movente (31 per cento nel 2024, 46 per cento nel 2025), il frame della lite domestica che sostituisce quello della violenza, le forme di himpathy, cioè l’eccessiva empatia verso l’offender. Si tratta dinamiche culturali profonde, non scelte volontarie, che Step invita a riconoscere per trasformarle insieme.

Un percorso che sta già producendo risultati

Il rapporto conferma che la stampa romana sta maturando una narrazione più consapevole, attenta al linguaggio e alle dinamiche relazionali. Ma indica anche aree su cui continuare a lavorare: la scelta delle fonti, la centralità della voce della vittima, il superamento di categorie narrative radicate.

Le prossime tappe: scuole, istituzioni, professioni

Il progetto Step non si ferma alla Giornata del 25 novembre, ma proseguirà con attività nelle scuole superiori, formazione per assistenti sociali e forze dell’ordine, incontri con giornaliste e giornalisti in collaborazione con le commissioni Pari opportunità e percorsi per il personale di Roma Capitale con l'obiettivo di consolidare competenze e strumenti per un linguaggio più accurato e rispettoso. Nel frattempo, l’assistente virtuale Julia è stata aggiornata con una prima serie di contenuti dedicati ai Centri Antiviolenza: un processo destinato a potenziarsi nei prossimi mesi.

Lucarelli: «Il futuro parla un linguaggio diverso»

Per l’assessora Lucarelli, «la violenza non inizia con un gesto: inizia nelle parole che normalizzano, giustificano o cancellano». L’iniziativa di martedì, ha spiegato, «non è stata un evento commemorativo, ma un esercizio di cittadinanza attiva. Roma non si limita a dire “mai più”: costruisce ogni giorno le condizioni perché la violenza non abbia spazio».

Gualtieri: «Serve ribaltare la rappresentazione. I giovani sono fondamentali»

Il sindaco Gualtieri ha posto al centro la responsabilità del linguaggio nel racconto della violenza: «È importante ragionare sul linguaggio, manifestazione di una cultura dove l’uomo vuole prevalere, dominare e controllare la donna anche nel modo di raccontare i fatti».

Ha riconosciuto i passi avanti, ma anche la difficoltà nel cambiare la prospettiva: «Troppe volte si prende il punto di vista maschile e non quello femminile. Le donne non sono ancora coloro che guardano, ma coloro che sono guardate, soggetti passivi. Bisogna ribaltare questa modalità di rappresentazione».

E ha concluso il primo cittadino, rivolgendosi agli studenti: «Siete parte delle generazioni che possono aiutarci a cambiare questa cultura. La violenza è una piaga che richiede impegno quotidiano. A voi dobbiamo dare fiducia, perché avete molto da dirci e da insegnarci».

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