Roma, 16 novembre 2025
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Berlusconi torna a Roma ma soltanto per una commedia teatrale

SILVIO, l’opera di Giovanni Franci, sarà al OFF/OFF Theatre di Via Giulia. Chissà cosa avrà pensato Berlusconi in quegli ultimi momenti in ospedale?

di Leonardo Campara ULTIMO AGGIORNAMENTO 3 ore fa - TEMPO DI LETTURA 3'

Silvio Berlusconi torna a Roma. No, non è ancora come diceva di tornare, anche impagliato, a fare campagna elettorale: stavolta sotto la forma che più lo ha contraddistinto nei comportamenti, talvolta anche istituzionali, di commedia teatrale. All’ OFF/OFF Theatre di Via Giulia, l’autore Giovanni Franci porta in scena SILVIO, una biografia testamentaria dell’ultimo Berlusconi, dal 12 al 16 novembre.

La stanza dell’ospedale San Raffaele di Milano fa da scenografia alle ultime ore dell’uomo più influente della storia recente italiana. Un ottimo Gabriele Guerra interpreta il Berlusconi uomo, o per essere più corretti il “Silvio” dietro al personaggio dal quale non riesce a staccarsi mai. Nemmeno in punto di morte.

Berlusconi, l’unico Re chiamato Cavaliere

Siamo in una stanza pinteriana che l’arcinoto San Raffaele ha gentilmente offerto al suo più illustre finanziatore. Qui Silvio può ricevere persone e cure “speciali”, ma soprattutto può riflettere sulla sua esistenza passata. Ecco questo è esattamente quello che non vorrebbe: rimuginare sul passato è per lui una resa incondizionata all’assenza di futuro. Una roba di chi non crea, di chi non ha progetti. E se ce li ha, sono “piccoli”. Come quelli del giovane ma non così giovane 35enne intervistatore - interpretato da Riccardo Pieretti, il cui ingresso in scena ha svoltato il dinamismo dello spettacolo - che per gentile concessione del Cavaliere in congedo, riesce ad entrare nel suo sancta sanctorum milanese. Da lì lo incalza come molti avrebbero voluto fare. Molti ragazzi e ragazze come lui che furono giovanissimi sotto il secondo Ventennio più famoso d’Italia, e che videro martoriate le loro prospettive. Alcuni di questi ci provarono anche, a chiedere. Ma niente. Silvio è stato tombale, come lo fu Andreotti. Nulla sui suoi finanziamenti di inizio carriera, nulla sulle motivazioni dell’ingresso in politica, nulla sulle leggi ad personam. L’unico modo per estorcergli una dichiarazione era incensarlo o parlargli delle ingiustizie subite: lo sfogo sull’organizzazione del suo funerale - che Guerra ha fatto sembrare come se ci fosse veramente stato - verso i suoi “ingrati” alleati di governo, è infatti uno dei picchi dello spettacolo.

Le donne satelliti del Cavaliere

Per tutto lo spettacolo, due donne sono il simbolo del sistema sessuo-sentimentale di Berlusconi. Da un lato Veronica Lario (Tiziana Sensi), nell’ormai standardizzata figura rifuggente del suo passato ma ora, per pietà cristiana, vicina al suo antico amore; l’altra faccia della medaglia è l’infermiera in autoreggenti addetta alle cure “speciali” di cui sopra. Si chiama Alessia (Priscilla Micol Marino) ma in questo senso va inteso come un nome collettivo di una qualsiasi donna che gravitava intorno al ricco presidente per interessi prescritti.

La fitta scrittura dei dialoghi ha una qualità lodevole così come i giochi di luci e ombre, per uno spettacolo necessario ancor prima di essere bello.

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