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Omicidio Fregene, le ricerche su Google incastrano Giada Crescenzi: «come avvelenare una persona» e «come pulire il sangue»

  • Immagine del redattore: Rebecca Manganaro
    Rebecca Manganaro
  • 5 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

La 30enne Giada Crescenzi, compagna del figlio della vittima, è stata fermata con l’accusa di omicidio aggravato. Sul suo telefono le ricerche che la incastrano: «come avvelenare una persona» e «come togliere il sangue dal materasso»

Stefania Camboni
Stefania Camboni

Aveva cercato su Google «come avvelenare una persona» e «come togliere il sangue dal materasso». Sono state queste ricerche a incastrare Giada Crescenzi, 30 anni, compagna di uno dei figli di Stefania Camboni, la donna di 60 anni trovata uccisa nella sua villa a Fregene con quasi 20 coltellate. La giovane è ora in stato di fermo con l’accusa di omicidio aggravato dalla minorata difesa, dall’abuso di relazioni domestiche e dall’ospitalità.


Il fermo è stato eseguito giovedì sera dai carabinieri del gruppo di Ostia, coordinati dalla procura di Civitavecchia. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata proprio Crescenzi ad accanirsi sul corpo della suocera, uccidendola nella notte tra il 14 e il 15 maggio.


L’omicidio nella villa di Fregene

L’allarme è scattato alle 7 del mattino del 15 maggio, quando il figlio della vittima, al rientro dal lavoro notturno, ha trovato la madre priva di vita nella stanza da letto situata al secondo piano, nella mansarda della villa.


La sera precedente, aveva cenato insieme alla madre e alla fidanzata. Poi era uscito per il turno di lavoro, lasciando le due donne sole in casa. Al suo ritorno, ha notato la porta d’ingresso e l’inferriata esterna aperte, segni di una possibile effrazione o fuga precipitosa. La casa era in disordine.


Insieme alla fidanzata ha ispezionato l’abitazione, fino a trovare il corpo della madre riverso a terra, vicino al letto matrimoniale, coperto con alcuni cuscini. Subito dopo, entrambi si sono recati alla stazione dei carabinieri di Fregene per dare l’allarme.


Indizi schiaccianti e versioni contraddittorie

I primi sospetti si sono concentrati sulla giovane compagna del figlio. La sua auto è stata trovata abbandonata in via Agropoli, a circa 150 chilometri da Fregene, con il finestrino lato guida abbassato.


L’analisi del suo telefono ha rivelato ricerche compromettenti: «come togliere il sangue dal materasso» e «come avvelenare una persona». Gli inquirenti hanno inoltre evidenziato una dinamica familiare tesa, con dissapori tra Crescenzi e la suocera, che la stessa indagata non ha negato. Le versioni fornite dai due fidanzati agli inquirenti sono risultate da subito contraddittorie.


Sul letto della vittima è stata rinvenuta una vistosa macchia di sangue, nascosta sotto un copriletto. Oggi verrà conferito l’incarico per l’autopsia, che potrebbe chiarire ulteriori aspetti sulla dinamica dell’omicidio.


Un possibile movente economico

Gli investigatori stanno valutando anche l’ipotesi di un movente economico. Solo pochi giorni prima del delitto, Giada Crescenzi aveva pubblicato un appello disperato su un gruppo Facebook dedicato agli affitti privati nella zona di Fiumicino. Il messaggio, carico di urgenza e disagio, recitava:

«Io, il mio compagno e due gattine cerchiamo un monolocale/bilocale/trilocale, insomma un posto dove andare a vivere perché stiamo in una situazione critica!! Vi prego! Dormiamo pure per terra, non ci interessa nulla, basta una cucina ed un bagno. Vi prego aiutateci. Possibilmente non esageratamente lontano dall’aeroporto in quanto siamo dipendenti aeroportuali ed abbiamo orari abbastanza particolari»

Post pubblicato da Giada Crescenti sul gruppo Facebook
Post pubblicato da Giada Crescenti sul gruppo Facebook

Una condizione abitativa precaria, accompagnata da tensioni economiche e da una probabile dipendenza dall’ospitalità della suocera, potrebbe aver contribuito ad alimentare un conflitto già latente e a innescare la tragedia. Il contesto familiare teso e il bisogno urgente di una soluzione abitativa autonoma potrebbero aver reso Crescenzi sempre più insofferente alla convivenza forzata, fino al gesto estremo.


Un omicidio premeditato?

Per la procura non ci sono molti dubbi, Giada Crescenzi avrebbe premeditato l’uccisione. Avrebbe approfittato della fiducia della vittima e del contesto domestico per colpirla quando era sola e indifesa. L'accusa, gravissima, è di omicidio, aggravato dall’abuso del rapporto familiare e dalla vulnerabilità della vittima.


Resta da chiarire completamente il ruolo del figlio della vittima, al momento non indagato, ma le indagini sono tuttora in corso. Il quadro tracciato dagli investigatori sembra però inchiodare Crescenzi come unica responsabile dell’omicidio.

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