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Titty Santoriello Indiano

Incidenti stradali, "zero morti solo con l'intelligenza artificiale"

Sulle strade di Roma si continua a morire. Anche nell’ultimo week end il bilancio delle vittime in città e in provincia è disastroso. Come intervenire? Ne abbiamo parlato con Luca Valdiserri, padre di Francesco: il giovane di 18 anni rimasto ucciso mentre camminava sul marciapede in via Cristoforo Colombo il 20 ottobre 2022

Incidente stradale Valdiserri
Incidente stradale. Credit: La Capitale

La responsabilità degli incidenti, in più del 90 per cento dei casi, è di un errore umano. La velocità, la distrazione, l’assunzione di alcol e droghe e poi la stanchezza e le strade dissestate. A questo si aggiungono gli aspetti normativi e una riforma del Codice della strada «non all’altezza» di un fenomeno così grave. Ne abbiamo parlato con Luca Valdiserri, padre di Francesco: il giovane studente e musicista di 18 anni rimasto ucciso mentre camminava sul marciapede in via Cristoforo Colombo il 20 ottobre 2022.


Roma e Milano, dati alla mano, sono le città più pericolose per i pedoni. Quali secondo lei le motivazioni?

Ci sono troppe auto, il doppio di quelle di Parigi, ad esempio. Statisticamente più auto ci sono e più crescono gli incidenti. E poi al volante c’è una maleducazione dilagante. A volte temi anche di fermarti alle strisce pedonali per paura che la macchina che sta dietro non si fermi e, sorpassando, investe il pedone. Le strisce pedonali sono a Roma un avvertimento casuale. Tanto che i turisti ti ringraziano quando li fai passare. Ma questo è assurdo: è un obbligo fermarsi, non un favore che fai a qualcuno.


Quindi è un problema di comportamento e non di regole?

Entrambe le cose. Ci sono quattro fattori principali che provocano gli incidenti: l’ eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza, la distrazione e il mancato uso di cinture di sicurezza. In Italia possiamo aggiungere anche la manutenzione delle strade non all’altezza. Se si mettono insieme questi elementi si comprendono i motivi da cui si scaturiscono gli incidenti. E’ chiaro no? Se fai più attenzione, se non bevi quando ti metti alla guida, se non stai al cellulare e vai piano, gli incidenti non avvengono.


La riforma del Codice della strada è stata licenziata dalla Camera e ora sarà discussa in Senato. Le opposizioni in Parlamento e le associazioni del settore sono molto critiche e lamentano l’assenza di provvedimenti che limitano la velocità. Lei cosa ne pensa?

E’ proprio questa la parte che manca al nuovo Codice della strada. C’è stato un passo avanti, con leggi più stringenti, sulla guida in stato di ebbrezza. Per quanto riguarda la limitazione della velocità, non è certo un nuovo codice della strada e non è all’altezza di quello che avviene all’estero. Da noi si corre troppo. L’eccesso di velocità non è visto come un atteggiamento riprovevole. D’altro canto un cittadino in Inghilterra può filmare un incidente, postarlo sul canale della road Police e dopo 14 giorni e le verifiche delle autorità, si scopre se è avvenuto un reato. Da noi, se facessimo una cosa del genere, saremmo visti come spie e non come dei cittadini che stanno cercando di far rispettare le regole.  Che poi sulla strada ci siamo tutti, come pedoni, come motociclisti, come ciclisti. Ma vige la regola che chi ha il mezzo più grosso alla fine ha ragione.


Zone 30, strade scolastiche, isole ambientali. Quanto possono incidere questi provvedimenti dell’amministrazione comunale sulla prevenzione degli incidenti?

Sarebbero molto utili. A Parigi tutte le strade in cui c’è una scuola sono chiuse al traffico oppure ci sono zone 30 o limitazioni di velocità negli orari di entrata e di uscita. C’è un’attenzione superiore al tema. In Italia e a Roma viene molto criticata la zona 30. Ma non è che si propone a caso questo numero. Come avverte l’Organizzazione Mondiale della Sanità, se vai a 30 all’ora e investi un pedone, 9 volte su dieci si salva. Capisco anche chi per lavorare ha bisogno di usare l’automobile. Ma questo non è sufficiente per dire “usala come ti pare”. Usala ma con le restrizioni necessarie per salvare vite umane. Siamo messi male nella classifica della sicurezza stradale in Europa. Qualcosa che non funziona c’è.


Lei è molto impegnato nella sensibilizzazione dei giovani in materia di prevenzione e sicurezza stradale. Quali attività svolge?

Dopo la morte di Francesco abbiamo cercato di organizzare attività che fossero simili a quelle che piacevano a lui. Ad esempio concerti, concorsi cinematografici o iniziative sportive visto che gli piaceva anche il calcio. Cerchiamo di aggiungere anche una piccola parte di educazione stradale. Ma penso sia più utile avvicinare i ragazzi a questi temi attraverso qualcosa di ludico, di divertente, altrimenti solo l’educazione stradale rischia di perdersi. A meno che non sia fatta in maniera molto seria e scientifica a scuola.


Istituendola come materia curricolare?

Sarebbe importante dedicare qualche ora in più all’educazione civica con particolare riferimento alla sicurezza stradale, a partire dalla scuola elementare. Capisco che non sia facile introdurre un’altra materia nella scuola. Ma penso che questi numeri sulle morti sulle strade si abbasserebbero visto che tante vittime sono giovani.


Quale è la difficoltà più grande che incontra quando si rapporta con gli studenti?

Con i ragazzi è difficile far passare l’idea di quanto sia pericoloso lo smartphone al volante. Ti guardano sbigottiti. La distrazione è pericolosa come l’eccesso di velocità. Ed è un pericolo sottovalutato. Rispondere ad un messaggio, inviare un vocale, sono azioni che richiedono pochi secondi che però possono essere fatali. Pensiamo al momento in cui esci da una curva e poco dopo c’è un attraversamento pedonale: se sei distratto e magari stai anche correndo, le possibilità di evitare il pedone sono pochissime. Ma questo è un discorso che vale anche per genitori, nonni e per tutti gli adulti, non solo per i ragazzi. Ho visto persone con il pc acceso sulle ginocchia mentre sono alla guida. Se l’auto diventa un ufficio a due ruote a causa dei nostri ritmi, non potranno diminuire  gli incidenti. Finché non ci si affida alla guida automatica, con l’intelligenza artificiale - come avviene già per gli aerei - sarà difficile evitare i morti sulle strade.


Non è triste pensare che l’essere umano sia incorreggibile e che solo l’Intelligenza artificiale potrà fermare la morte sulle strade?

Il 93 per cento degli incidenti avviene per errore umano. Avere l’essere umano al volante non è una grande sicurezza. Per raggiungere l’obiettivo ONU di zero vittime sulle strade si potrà fare solo con l’intelligenza artificiale, ovviamente affrontando la questione con grande serietà.

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