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La compostiera e gli scarti organici, ecco come i rifiuti della mensa scolastica diventano fertilizzante per l'orto

  • Immagine del redattore: Titty Santoriello Indiano
    Titty Santoriello Indiano
  • 1 ora fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Ad utilizzare la compostiera sono i bambini insieme agli insegnanti in due scuole del XII municipio.

La presidente Giuseppetti: «Orgogliosi di fare da apripista a Roma»

Il consigliere capitolino Giammarco Palmieri: «Progetto pilota da sviluppare in tutta la città»

La compostiera e gli scarti organici, ecco come i rifiuti della mensa scolastica diventano fertilizzante per l'orto
Presentazione del progetto «Compostiamo»

I gusci delle uova, le bucce della mela e tutti gli scarti organici della mensa vengono inseriti nella compostiera dove, con il processo di decomposizione, si crea il compost: un fertilizzante utile nell’agricoltura biologica e naturale con il quale si possono concimare le piante di aromi o di fiori. Questo processo viene svolto dai bambini, insieme agli educatori, nelle scuole dell’infanzia il Giardino delle idee e il Cielo stellato: un progetto, prima sperimentale e poi ordinario, per favorire la conoscenza del ciclo dei rifiuti da parte dei più piccoli e delle loro famiglie, voluto dal XIII municipio con l’associazione italiana Compostaggio e la cooperativa sociale il Parchetto.


La compostiera e gli scarti organici, ecco come i rifiuti della mensa scolastica diventano fertilizzante per l'orto
Giammarco Palmieri

A Roma gli scarti alimentari organici costituiscono più del 30 per cento dei rifiuti urbani

I primi risultati del progetto «Compostiamo» sono stati presentati lunedì 5 maggio con la partecipazione del consigliere comunale del Pd, presidente della commissione Ambiente capitolina, Giammarco Palmieri.

«Qui sono stati prodotti risultati concreti anche in termini di coinvolgimento dei bambini e penso che questo possa essere un progetto pilota da sviluppare in tutta la città», ha detto il consigliere.

A Roma gli scarti alimentari organici costituiscono più del 30 per cento dei rifiuti urbani e parte di questi derivano dalle mense scolastiche. «Grazie al contributo di Ama e delle associazioni abbiamo queste compostiere che i bambini, insieme alle insegnanti, stanno utilizzando tantissimo», ha aggiunto la presidente del municipio Sabrina Giuseppetti:

«Ne siamo orgogliosi perché abbiamo fatto da apripista in città e perché crediamo che l'educazione alla gestione del ciclo dei rifiuti debba partire proprio dai bambini affinché diventino adulti consapevoli».
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Sabrina Giuseppetti

«Il miracolo della natura, come accade nei boschi»

Il progetto è iniziato, sperimentalmente, due anni fa. Poi, visto l'entusiasmo della comunità scolastica, delle famiglie e dei bambini è andato avanti e ora il consiglio municipale ha votato un documento per renderlo ordinario. «Alla fine dell'anno scolastico i bambini sono anche impegnati in disegni, cartelloni e varie attività che corredano il progetto», ha detto Luigi Cagnazzo, consigliere del XIII municipio (Si) e presidente della commissione Ambiente. «Ora attendiamo delle risorse per implementare l'iniziativa che ha un grande valore educativo» anche perché «quello che accade con la compostiere è un miracolo della natura, una riproposizione di quello che possiamo vedere, ad esempio, nei boschi», ha proseguito Cagnazzo. Inoltre, ha ricordato, «si produce un fertilizzante naturale che implica la possibilità di non utilizzare i concimi chimici».


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La compostiera

Come si produce il concime naturale

«Abbiamo conferito tutti gli scarti del cibo all'interno della compostiera», ha spiegato Stefano Irsuti dell' Associazione Italiana Compostaggio. Questo materiale «insieme alla struttura organica come foglie secche, rametti, serratura, che assorbono la parte umida, generano i microorganismi e le muffe fino a decomporre i resti del cibo». In questa fase «si sviluppa molto calore che permette la trasformazione vera e propria fino alla produzione del compost che aumenta di gran lunga la fertilità del suolo conferendo concimando le piante e i nostri orti».



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