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Laziali antifascisti contro l'accordo tra Lazio e Maccabi, due striscioni nella notte per ribadire: «Not in my name»

  • Giacomo Zito
  • 21 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

La Brigata Frustalupi, gruppo di tifosi laziali autodefinitisi «antifascisti», torna a ribadire la propria opposizione all'accordo «contro le discriminazioni» tra la società romana e quella israeliana. Nello slogan il rimando alla raccolta firme

Striscione Brigata Frustalupi _Lotito e Maccabi not in my name_

Si definiscono membri di una brigata di tifosi laziali antifascisti e, attraverso i canali di altre realtà vicine, mostrano il proprio dissenso verso l'accordo tra la SS Lazio e il Maccabi Israel con l'esibizione di due striscioni e una bandiera palestinese dipinta con le tonalità biancocelesti. Sono i membri della Brigata Frustalupi, nome che ai più potrebbe richiamare violente rivalità cittadine, ma che in realtà è più probabilmente una dedica a Mario Frustalupi, tra i protagonisti in campo del primo scudetto vinto dai biancocelesti nel 1973.


Gruppo di tifosi invisibile sui canali social, la Brigata si scosta dall'ambiente predominante nella tifoseria biancoceleste e non ha mai nascosto il proprio dissenso nei confronti dell'accordo voluto da Lotito con la società israeliana. Già a fine marzo, a sostegno della campagna internazionale «Show Israel the red card» (Mostra a Israele il cartellino rosso, tradotto), il gruppo aveva lanciato un comunicato in cui definiva il proprio compito: «Schierarci senza esitazione dalla parte della resistenza palestinese e della giustizia».


Nella notte tra il 20 e il 21 maggio, quindi, la Brigata è tornata con due striscioni all'Olimpico e al Flaminio (attuale e probabile nuova "casa" della società sportiva), per ribadire il proprio dissenso. «Lotito & Maccabi not in my name» è ciò che è stato scritto sui due drappi bianchi, accompagnati dalla firma della brigata e diverse bandiere palestinesi, tra cui una colorata con diverse sfumature dei colori della società.


«Il nostro impegno nasce dalla convinzione che il calcio debba essere uno strumento di unione e lotta contro l'odio - si leggeva nel comunicato pubblicato a fine marzo -, e che il vero spirito laziale si fondi su valori di giustizia, solidarietà e rispetto per tutti».


«Non in mio nome» è quindi il messaggio di protesta che i tifosi antifascisti rivolgono a Lotito, ribadendo quanto scritto qualche giorno prima dallo speaker radiofonico Marco Anselmi nella petizione che ha lanciato online intitolata, per l'appunto, «Non in mio nome - No all'accordo SS Lazio - Maccabi Israel».


Il contesto politico dentro e fuori lo stadio

Il messaggio della Brigata Frustalupi, così come la petizione di Anselmi, è quello di far crescere nella tifoseria biancoceleste l'avversione nei confronti di un accordo con una società come il Maccabi Israel che non ha mai preso le distanze dalle azioni del governo israeliano nei territori palestinesi e in Libano, né ha espresso pubblicamente preoccupazione per l’escalation militare in corso.


«Con questo accordo – si legge nel testo della petizione di Anselmi – la Lazio si pone al fianco di uno Stato che, secondo le Nazioni Unite e numerose organizzazioni per i diritti umani, sta perpetrando crimini di guerra e mantenendo un regime di apartheid».


«Mentre gli stati complici fingono di non vedere - scrivevano invece i membri della Brigata a fine marzo -, il nostro compito è schierarci senza esitazione dalla parte della resistenza palestinese e della giustizia».


La società israeliana, oltre a non aver mai voluto prendere posizioni decise sul tema, non è nemmeno intervenuta (se non a difesa dei propri tifosi) quando a novembre gli stessi hanno sollevato diverse polemiche sulle azioni compiute durante la trasferta contro l'Ajax.


In quell’occasione, secondo quanto riportato, alcuni supporters avrebbero staccato bandiere palestinesi da abitazioni private, intonato cori inneggianti alla distruzione di Gaza e fischiato durante un minuto di silenzio dedicato alle vittime dell’alluvione di Valencia – un gesto interpretato come protesta per il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del governo spagnolo.


La questione ha già suscitato dibattito tra i tifosi della Lazio. Durante le partite Lazio-Torino del 31 marzo e Lazio-Bodø/Glimt del 20 aprile, alcuni supporter del gruppo Roaring Twenties hanno esposto bandiere palestinesi allo Stadio Olimpico, venendo invitati a rimuoverle da agenti in borghese senza una motivazione legale chiara.


Anselmi aveva anche in quei casi documentato gli episodi sui social, denunciando una crescente repressione della libertà di espressione nello stadio romano, dove tali simboli vengono esposti in un gesto di solidarietà e umanità, non legato a partiti politici o gruppi estremisti.

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