Roma, 17 ottobre 2025
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Roma ricorda il rastrellamento del Ghetto, Gualtieri: «Dovere di non dimenticare mai»

Nel quartiere ebraico la cerimonia per l’82esimo anniversario. Fadlun: «Oggi dobbiamo vigilare, l’antisemitismo è tornato violento e selvaggio»

di Redazione La CapitaleULTIMO AGGIORNAMENTO 16 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Una mattinata di memoria e raccoglimento, al Portico d’Ottavia, nel cuore del Ghetto di Roma, per l’82esimo anniversario del rastrellamento del 16 ottobre 1943. Alla cerimonia, organizzata come ogni anno in collaborazione con la Comunità ebraica di Roma, hanno preso parte le principali autorità civili e religiose: il sindaco Roberto Gualtieri, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun, il capo degli Affari pubblici dell’Ambasciata di Israele Ophir Eden, il presidente dell’associazione deportati di Roma Andrea Di Veroli e l’assessore regionale al Patrimonio Fabrizio Ghera.

Davanti alla lapide che ricorda le vittime, sono state deposte le corone di fiori dello Stato di Israele, della Regione Lazio, del Comune di Roma e della Comunità ebraica, seguite da un minuto di silenzio in memoria dei più di mille ebrei romani deportati ad Auschwitz, di cui solo sedici sopravvissero.

Gualtieri: «Un crimine terribile, un dovere non dimenticare mai»

Nel suo intervento, il primo cittadino ha ricordato l’orrore del rastrellamento come una ferita ancora viva nella storia di Roma. «È una data che ricorda uno dei momenti più terribili della storia della nostra città – ha dichiarato – un crimine contro cittadini romani che, solo perché ebrei, furono rastrellati, caricati sui camion e portati via a morire. Una crudeltà e una pianificazione agghiacciante».

Il sindaco ha ribadito l’impegno delle istituzioni nel mantenere viva la memoria della Shoah: «Abbiamo il dovere di non dimenticare mai a cosa può portare l’abisso del genere umano e che cosa è stata la Shoah, una pagina terribile e unica della storia. Lo faremo sempre come istituzioni, al fianco della Comunità ebraica di Roma e dei familiari delle vittime, nostri concittadini ingiustamente trucidati».

Gualtieri ha poi ricordato anche il ruolo dei «giusti» che durante l’occupazione nazista scelsero di salvare vite umane: «Il nostro Paese purtroppo conobbe tante complicità, ma anche tanti giusti che si batterono per difendere la vita degli ebrei romani, italiani e di tutti coloro che subirono il genocidio nazista».

Fadlun: «Serve vigilanza, l’antisemitismo è ancora tra noi»

Accanto al sindaco, il presidente della Comunità ebraica romana Fadlun, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di non abbassare la guardia di fronte al ritorno dell’odio antisemita. «In questa piazza, 82 anni fa, oltre mille ebrei – ha ricordato – furono strappati dalle loro case e portati via con i camion per essere assassinati ad Auschwitz. Erano persone comuni, famiglie, donne, bambini e anziani. Questo deve farci riflettere su fino a dove può arrivare l’odio e la violenza».

Fadlun ha poi denunciato con forza i segnali di antisemitismo che riemergono oggi in Europa e in Italia: «Abbiamo lavorato per 80 anni sulla memoria, con viaggi ad Auschwitz e percorsi educativi, ma gli ultimi due anni ci hanno mostrato che non è bastato. Vediamo risorgere un antisemitismo virulento, violento e selvaggio che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle».

Riferendosi agli episodi avvenuti a Udine, dove si era tentato di impedire la partecipazione della nazionale israeliana alle qualificazioni per i modiali, Fadlun ha aggiunto: «Negare a Israele il diritto di giocare significa solo e soltanto antisemitismo. Dobbiamo affrontare tutto questo con nuovi strumenti, insegnando a riconoscere la verità».

Il presidente della Comunità ebraica ha anche ricordato la tragedia degli ostaggi israeliani nel conflitto in Medio Oriente: «Gli ostaggi liberati hanno raccontato esperienze strazianti, ferite che non guariranno mai. Se fossero stati liberati prima, la guerra sarebbe finita subito. Tenerli prigionieri ha portato solo dolore e tragedia a due popoli».

Ghera: «Istituzioni unite nella memoria»

Presente alla cerimonia anche l’assessore Ghera, in rappresentanza della Giunta del Lazio. «Oggi tutte le istituzioni – ha dichiarato – sono compatte nel ricordo di un momento bruttissimo della storia. È un dovere di tutti, senza distinzione, commemorare quanto accaduto per far sì che simili orrori non si ripetano mai più».

Nel corso della giornata sono previste altre iniziative in città, tra cui la commemorazione serale insieme alla Comunità di Sant’Egidio, sempre al Portico d’Ottavia, nel cuore del quartiere ebraico della Capitale.

Il significato della memoria

L’82esimo anniversario del rastrellamento, avvenuto il 16 ottobre 1943 durante l’occupazione nazista, resta una delle pagine più dolorose della storia di Roma. Oltre mille persone, tra cui donne, anziani e bambini, furono deportate ad Auschwitz: solo quindici uomini e una donna riuscirono a tornare.
«Ricordare – ha concluso Fadlun – significa vigilare. La memoria non è soltanto un esercizio del passato, ma un impegno per il presente, perché l’odio e l’intolleranza non trovino mai più spazio nella nostra società».

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