È durato poco l’ultimo intervento di Laika, la street artist romana nota per le sue azioni politiche e fulminee. Il suo poster «The Bloody Match», comparso nelle prime ore di oggi a pochi metri dalla sede della Figc in via Giulio Caccini, è stato rimosso rapidamente nel corso della mattinata, lasciando solo le tracce dell’affissione. L’opera denunciava l’ipocrisia istituzionale intorno alla partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Israele, in programma nei prossimi giorni.
Laika aveva scelto con cura la posizione del murale: a due passi dall’istituzione calcistica più importante del Paese. Un luogo simbolico per sottolineare, come lei stessa ha spiegato, «l’ipocrisia del nostro governo e delle federazioni sportive» di fronte al conflitto in corso a Gaza.
Il poster, dal forte impatto visivo, mostrava il calcio come metafora di uno scontro molto più ampio, trasformando il terreno di gioco in uno spazio di denuncia politica. Non è la prima volta che l’artista interviene su temi di attualità internazionale. E la rapidità della rimozione è segno di una certo fastidio e un'intolleranza per messaggi scomodi nei pressi della Federazione.
Ma la protesta non si esaurisce con la rimozione. Questa sera, alle 20:45 nei pressi della Piramide, si terrà una «partita per i diritti umani» organizzata da attivisti, associazioni palestinesi e personalità del mondo dello spettacolo. L’iniziativa nasce come risposta simbolica al match ufficiale Italia-Israele e si inserisce nel più ampio contesto delle mobilitazioni che attraversano il Paese e si dà l'obiettivo trasformare, anche per una sera, lo sport in strumento di mobilitazione civile. I partecipanti porteranno bandiere, striscioni e voci per chiedere lo stop al genocidio e la libertà per la Palestina.
Anche se il murale è stato cancellato in fretta, l’azione di Laika ha lasciato il segno. La sua strategia punta sulla velocità: colpire con un messaggio diretto, posizionarlo in un luogo simbolico e lasciare che siano i tempi (e la censura) a moltiplicarne la risonanza. A poche ore dalla partita, il dibattito si sposta così anche fuori dagli stadi, tra arte, attivismo e istituzioni sportive.
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