Un villaggio sportivo allestito dall’Esercito Italiano nella parrocchia Ascensione Nostro Signore Gesù Cristo, la presenza di autorità civili e militari, e il coinvolgimento diretto delle scuole del quartiere. È questa l’iniziativa che ha acceso la protesta delle realtà sociali del Quarticciolo, che in una lettera prima e in un allenamento aperto a tutti poi, promosso dai ragazzi della palestra popolare hanno denunciato quella che definiscono «una grave e preoccupante operazione di propaganda militare mascherata da evento sportivo».
L’iniziativa del governo, prevista per oggi, rientra nel piano straordinario di interventi del cosiddetto «Decreto Caivano bis» è infatti sostenuta dalla struttura commissariale, dedicata alla riqualificazione delle periferie, formalmente atta a promuovere i valori che accomunano l’Esercito e lo sport.
Ma secondo educatori, attivisti e cittadini del quartiere si tratta di un’operazione calata dall’alto, che ignora le reali esigenze della comunità e punta a «militarizzare l’infanzia».
«Se il governo interessa risanare questa borgata iniziasse a riaprire troppi luoghi che ha lasciato abbandonati, iniziasse a portare a termine gli impegni che ha preso, le opere per cui ha ottenuto fondi, per cui si sono fatti istanziare risorse e che sono rimaste a metà», sono le parole che risuonano durante gli allenamenti.
La lettera e la protesta infatti contestano duramente la scelta di coinvolgere le classi elementari dell’IC Sesami e le medie dell’IC Ghini senza un reale processo di consultazione con famiglie e realtà territoriali. «La comunicazione è arrivata meno di una settimana fa, con un meccanismo di precettazione alla partecipazione», spiegano i promotori.
In un momento storico segnato da guerre e proteste contro il riarmo, i firmatari chiedono che la scuola resti un luogo di educazione alla pace e alla convivenza. «Fare sport in periferia è un impegno quotidiano che portiamo avanti da dieci anni. Allestire un villaggio sportivo che scompare il giorno dopo, mentre il quartiere attende ancora la riapertura della piscina di via Trani e del campo di via Prenestina, è solo uno spot».
Il Quarticciolo è un quartiere popolare con una lunga storia di autorganizzazione e mutualismo. Qui sono nate esperienze come il doposcuola popolare, una palestra autogestita, un ambulatorio, una stamperia, e progetti di economia solidale come un laboratorio di cucina e un birrificio. Ma è anche un territorio segnato da abbandono istituzionale, con scuole accorpate, edifici fatiscenti e un tasso di abbandono scolastico tra i più alti della città.
«Ci vendono sicurezza a colpi di sgomberi», scrivono i cittadini, ricordando che solo pochi giorni fa due donne., una con minori, l’altra disabile, sono state sfrattate senza soluzioni abitative. «Nel frattempo, si spendono decine di migliaia di euro per un evento dell’Esercito, mentre le case popolari restano vuote e i servizi essenziali mancano».
La presenza della sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, del capo di Stato Maggiore dell’Esercito Pietro Serino e del sindaco di Roma Roberto Gualtieri conferma, secondo i firmatari, la valenza politica dell’iniziativa. «È un’operazione di propaganda che punta a presentare il Quarticciolo come un quartiere da bonificare, da riqualificare facendo piazza pulita dei legami sociali esistenti».
Nel mirino anche l’utilizzo della parrocchia come sede dell’evento: «Un luogo che dovrebbe essere presidio di pace, trasformato in campo di addestramento simbolico».
In alternativa al piano istituzionale, gli abitanti del Quarticciolo hanno redatto un dossier con proposte di riqualificazione dal basso, che includono il completamento delle opere pubbliche promesse, la riattivazione dei servizi scolastici e sportivi, e il riconoscimento delle esperienze sociali già attive nel quartiere.
Queste le motivazioni che hanno spinto gli abitanti del quartiere ad organizzare questa risposta all’evento militare, un allenamento collettivo nel cortile della piscina abbandonata, «per far sentire la nostra voce e ribadire che nel nostro quartiere si educa e si fa sport senza armi e senza propaganda».
«Ogni giorno Gaza è dietro l’angolo. Ci sono vite di serie A e vite di serie B», conclude la lettera. «Nessuna riqualificazione è possibile se si continua a sfrattare. La guerra la fanno gli eserciti, le scuole educano alla pace».
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