Roma, 3 novembre 2025
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Cronaca di Roma

Minacce a Gualtieri arrivano dal carcere: trovato il cellulare incriminato in cella a Frosinone

L’account ’Silvio Silvietto’ opera di nascosto dal carcere di Frosinone. Si apre un fascicolo per minacce aggravate e violazione di sicurezza carceraria.

di Leonardo Campara ULTIMO AGGIORNAMENTO 17 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Fucile a tracolla, sguardo fisso verso la telecamera e una promessa di vendetta: «Tempo al tempo, lo Stato non mi fa paura». L’uomo che ha minacciato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e la sua famiglia si chiama Johnny Braidich, 29 anni, conosciuto anche come Silvio Hilic, con una lunga lista di precedenti e decine di alias. Uno tra questi è il famoso ‘Silvio Silvietto’, account da cui è stato fatto partire il messaggio minatorio dopo lo smantellamento delle villette abusive di Rocca Cencia.

Dalle informazioni estrapolate dalle indagini degli inquirenti, le minacce provengono non da un luogo qualunque, bensì direttamente da una cella del carcere di Frosinone. A smascherarlo sono stati i carabinieri e la guardia di finanza, che – seguendo le tracce digitali del post – hanno scoperto che tutto era partito da un cellulare all’interno del penitenziario.

La polizia penitenziaria ha quindi eseguito una perquisizione straordinaria nella mattinata di ieri: il telefono, utilizzato per pubblicare video su TikTok e comunicare con l’esterno, è stato rinvenuto nella cella del fratello di Braidich, anch’egli detenuto.

Aperto un fascicolo per minacce e violazione di sicurezza carceraria

Nel post, poi rimosso, l’uomo faceva riferimento all’abbattimento delle ville abusive di Rocca Cencia avvenuto il 28 ottobre, minacciando il primo cittadino per le operazioni di demolizione.

La procura di Tivoli ha aperto un fascicolo per minacce aggravate e violazione della sicurezza carceraria. Nel frattempo gli inquirenti stanno verificando se l’arma mostrata nel video fosse vera o un’imitazione.

Un episodio che riaccende il dibattito sulla sicurezza negli istituti penitenziari, dove l’introduzione di telefoni cellulari resta una piaga diffusa nonostante controlli e tecnologie anti-segnale.

Dal Campidoglio arriva la condanna unanime:

«La legalità non si minaccia. Roma non arretra davanti a chi usa la violenza per intimidire lo Stato»


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