«E allora CasaPound?» si è sentito più volte tuonare tra le file della sinistra parlamentare a seguito dello sgombero dello Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo, avvenuto lo scorso 21 agosto a Milano. La correlazione tra i due spazi viene sollevata in particolare dal leader dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, supportato dal presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, entrambi che si chiedono come mai sullo stabile occupato a via Napoleone III, nel cuore dell’Esquilino, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non sia voluto intervenire.
Il tema sugli sgomberi degli stabili occupati fa infatti presto il suo passaggio da Milano fino a Roma, investendo non solo le reti e organizzazioni occupanti ma anche chi, nell’amministrazione, mantiene una vicinanza politica o ideologica con tali realtà. Mentre, però, a livello nazionale si discute sul parallelismo sottolineato da Bonelli, definito come il simbolo della «ipocrisia e del doppiopesismo di questo governo», i messaggi della politica capitolina sembra dare meno spazio alle polemiche e più alla solidarietà.
Giunta la notizia dello sgombero - anticipato rispetto a quanto previsto - del Leoncavallo, Angelo Bonelli è tra i primi e più agguerriti a commentare la vicenda. L’ipotesi che sorge è infatti che si sia optato per un effetto “a sorpresa” dell’operazione non solo per approfittare di una minore presenza di persone ad agosto, ma soprattutto per bloccare la festa che proprio Avs avrebbe dovuto fare nel centro sociale a inizio settembre.
Il messaggio del portavoce di Europa Verda ha subito rivolto l’attenzione sulla Capitale: «Ci aspettiamo ora lo sgombero immediato di via Napoleone III, dove da anni CasaPound occupa un immobile pubblico in pieno centro a Roma». Una richiesta che già aveva sollevato al ministro dell’Interno il presidente nazionale dell'Anpi due anni fa, come lui stesso ricorda: «Nei primi mesi del 2023 mi incontrai con Piantedosi chiedendo lo sgombero di CasaPound. Quello che è interessante - aggiunge Pagliarulo - è che a distanza oramai di oltre due anni e mezzo da quell'incontro, ed è un fatto abbastanza paradossale, succede che si sgombera un centro sociale del tutto pacifico come è il Leoncavallo, che è diventato una sorta di istituzione culturale cittadina, e non si dice una parola rispetto al luogo occupato da Casapound dal 2003».
Se tanto viene citato a livello nazionale, questo parallelismo è molto meno presente nei messaggi dei politici locali. Non parla di CasaPound né l’unico rappresentante di Avs in Regione Lazio (il consigliere Claudio Marotta), né i rappresentanti del Partito democratico o di Sinistra Civica Ecologista. Tra le poche a farlo c'è la ex sindaca di Roma e consigliera capitolina del Movimento Cinque Stelle Virginia Raggi.
Tenendo lontano il confronto tra le occupazioni (su cui la segretaria di Possibile Francesca Druetti fa una precisazione: «CasaPound va sgomberata perché è un'organizzazione fascista, non perché un’occupazione illegale»), i messaggi da parte di diversi esponenti della sinistra capitolina sono piuttosto di solidarietà per l’ennesimo sgombero subito dalla storica occupazione milanese. Solidarietà trasversale che parte da Marotta per arrivare all’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, passando per il presidente del municipio VIII Amedeo Ciaccheri fino al consigliere capitolino di Azione Giovanni Zannola e il collega di Sce Alessandro Luparelli.
A dare una velata spiegazione di questo silenzio è proprio l’assessore Smeriglio, in un passaggio del suo intervento: «Solidarietà ai ragazzi e alle ragazze di tutte le generazioni che hanno realizzato una gran bella storia da raccontare e far vivere ancora. E uno sfregio così non si pareggia sgomberando covi neo e post fascisti. Perché è un errore comparare cose lontanissime tra loro. Eticamente e politicamente».
Tirata in ballo da Bonelli e Pagliarulo, l’organizzazione fascista con sede a via Napoleone III concorda con le parole di Smeriglio, anche se ovviamente con tutt’altra visione politica. Il portavoce di CasaPound Luca Marsella considera infatti il paragone con il Leoncavallo «infondato», sottolineando le differenze che esistono tra le realtà: «A differenza di centinaia di occupazioni rosse e di immigrati presenti a Roma e in tutta Italia - si legge nel comunicato -, CasaPound è l’unico spazio dove sventola il tricolore, una sproporzione immensa».
Di tutt'altra idea è invece l'ex sindaca Raggi: «Come già accertato dalla Guardia di Finanza, nello stabile di via Napoleone III risiedono per la maggior parte persone che hanno un lavoro fisso, molti dei quali sono addirittura dipendenti pubblici. È un insulto alla concezione stessa di bene comune. Quegli spazi devono tornare al Demanio ed essere concessi a Roma Capitale, per diventare alloggi ERP destinati a persone in difficoltà (ma per davvero) che aspettano da anni in graduatoria»..
Non c’è infine solo solidarietà nei messaggi inviati dalla politica capitolina e laziale. Il consigliere Marotta chiama ad esempio a una «mobilitazione ampia, per difendere il Leoncavallo e rilanciare l’opposizione sociale e politica al governo Meloni». Con un simile messaggio conclude il suo intervento anche Pagliarulo, secondo cui «c'è da essere preoccupati e immaginare una fase di resistenza davanti a questi atti autoritari che stanno caratterizzando oramai da tempo il nostro Paese».
Più concrete, invece, sono le proposte di iniziative organizzate da gruppi come Movimento per il Diritto all’Abitare. In risposta a quanto avvenuto a Milano, i membri del Movimento invitano al presidio che si sta tenendo oggi, 22 agosto, a Marino in difesa di Ipò, «centro sociale posto sotto sgombero da parte dell'amministrazione cittadina proprio nel momento di maggiore attrito su quella che viene definita 'una grande opera strategica per Roma', ovvero l'inceneritore. Una vicenda, questa, che ben illustra le convergenze tra il Modello Milano e quello Roma/Giubileo», continua il comunicato.
Intanto, il primo appuntamento del Movimento è fissato per il 2 settembre alle 18 nella scuola occupata a Rebibbia, quella «scuola Palenco Liberata», al centro della polemica cittadina nei giorni scorsi dopo la relazione di Giovanni Caudo sulla realizzazione delle opere cittadine legate ai fondi del Pnrr. L’occasione è un’assemblea pubblica per l’organizzazione del corteo del 6 settembre a San Basilio in ricordo di Fabrizio Ceruso, ucciso l'8 settembre 1974 da parte della polizia durante uno sgombero di massa nel quartiere incastonato tra la Tiburtina e la Nomentana. «Alla fine del corteo - recita il comunicato inerente l’iniziativa pubblicato su Facebook dal Coordinamento cittadino Lotta per la casa -, l'amministrazione capitolina (nella persona dell'assessore Smeriglio) apporrà una targa per intitolare il Parco della Balena alla memoria di Fabrizio dopo anni e anni di sollecitazioni da parte delle realtà impegnate nella lotta per la casa e nel ripristino della memoria collettiva sulla Rivolta di San Basilio».
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