
Una città in trasformazione, attraversata da oltre 1.300 cantieri e da un vento di fiducia che, dopo anni di immobilismo, sembra aver contagiato cittadini e istituzioni. È questo il racconto che il sindaco Roberto Gualtieri ha voluto offrire dal palco della Festa dell’Unità alle Terme di Caracalla, intervistato dal giornalista Fabrizio Roncone in una serata densa di riflessioni, confronti e bilanci di governo.
Gualtieri ha rivendicato con forza la trasformazione in atto: «Quando sono arrivato, si respirava la sensazione che Roma fosse ingestibile. Ora invece percepisco un orgoglio ritrovato, che dobbiamo trasformare in partecipazione e fiducia attiva». Un cambiamento che, secondo il sindaco, ha preso slancio nei momenti simbolici della città, come le giornate intense della scomparsa di papa Francesco e l’elezione del nuovo pontefice Leone XIV: «Eventi gestiti senza sbavature, che hanno fatto sentire i romani all’altezza del loro ruolo nella storia».
Tra le ambizioni più emblematiche c’è quella di restituire il Tevere ai cittadini: «Per anni il fiume è stato visto come un margine urbano, quasi un’area da evitare. Abbiamo iniziato a cambiare prospettiva: riqualificata l’Isola Tiberina, progettati nove parchi d’affaccio, migliorata la pulizia delle acque. Il mio sogno è che entro il secondo mandato il Tevere diventi balneabile. Sarebbe un bel regalo collettivo». Un progetto che si accompagna al monitoraggio degli insediamenti industriali, in particolare lungo l’Aniene, e a un’attenzione rinnovata verso l’interazione dei cittadini con le sponde del fiume, sulla scia del modello parigino.
Sul fronte delle infrastrutture, Gualtieri ha insistito sulla necessità di «proseguire senza sosta» un’opera che coinvolge ogni angolo della città: «Non è tollerabile che ci siano quartieri ancora senza acqua corrente o fognature. Abbiamo iniziato a intervenire, ma il lavoro è enorme. Non si può fare in tre anni, ma la direzione è tracciata». Un impegno che si estenderà anche oltre il Giubileo, con le periferie al centro dell’agenda politica: «Vogliamo che non siano più ai margini. Stiamo lavorando per rafforzare il trasporto pubblico e l’intermodalità, rendendo più facile il passaggio tra mezzi e incentivando l’uso della bicicletta per liberare la città dalle auto».
Altro tema centrale è la casa: «In Italia il patrimonio di edilizia residenziale pubblica è ridicolo. Noi stiamoacquistando migliaia di alloggiper rispondere alle esigenze delle persone più fragili. È un’urgenza sociale che abbiamo deciso di affrontare di petto». Non mancano le spine, come la cronica carenza di taxi: «Abbiamo rilasciato mille nuove licenze ma il problema non è risolto. Presto tutte saranno operative, poi valuteremo se servono ulteriori interventi. Intanto torneremo a chiedere l’installazione del gps per garantire trasparenza: oggi non abbiamo nemmeno la certezza se un autista decide di smettere prima il turno».
Gualtieri ha ribadito che la Capitale ha bisogno di una cornice normativa diversa: «Non possiamo essere trattati come un comune qualsiasi. Quando si svolgono eventi come un Conclave, serve un assetto istituzionale stabile, non misure straordinarie una tantum. Il "metodo Giubileo" ha mostrato che si può fare: ora dobbiamo renderlo permanente. Roma deve poter dire cosa le serve, e lo Stato deve ascoltarla».
Il sindaco ha poi toccato il tema del «fiscal drag», spiegandolo con tono ironico al pubblico, e ha lanciato un messaggio chiaro: «Non chiederò un terzo mandato. Ma voglio completare il secondo e magari essere il primo sindaco a restare in carica dieci anni consecutivi. Sarebbe la sfida più bella: dimostrare che si può davvero trasformare una città come Roma senza scorciatoie».
Un passaggio obbligato ha riguardato lo stadio della Roma, progetto da anni al centro del dibattito: «Siamo vicini alla conclusione dell’iter. I problemi sono superabili. Non ho una data precisa, ma sono fiducioso che si farà presto». E ne ha approfittato per mandare un augurio di pronta guarigione a Claudio Lotito, ricoverato nella stessa giornata (martedì 8 luglio).
Quanto alle prossime elezioni, previste nel 2027, Gualtieri ha mostrato serenità: «Non vedo ancora candidati del centrodestra. Se non ci fossero, sarebbe anche un po’ noioso. Ma sono certo che troveranno qualcuno. Che sia Calenda o Malagò, non sta a me dirlo. Io osservo, non giudico». Nessuna ambizione da premier: «Ho già dato. Voglio aiutare il centrosinistra da dove sono. Governare Roma è la sfida più appassionante».
Nonostante il calo di una posizione nella classifica dei sindaci più graditi pubblicata dal Sole 24 ore, Gualtieri non sembra preoccuparsi: «Se avessi pensato solo alla popolarità, non avrei aperto 1.300 cantieri. E poi abbiamo sondaggi molto diversi. Passare dal 27 per cento al 47 per cento sarebbe comunque un successo». Intanto sui social cresce l’interesse per la sua figura: «Ci prendono anche in giro, ma va bene. Noi raccontiamo il cambiamento con immagini reali: i commenti positivi che arrivano rappresentano una gioiosa partecipazione alla rinascita della città».
L’obiettivo resta quello di rendere Roma non solo una capitale all’altezza delle sue pari europee, ma anche un modello da seguire: «Serve la mobilitazione di tutti, non solo dell’amministrazione. Cittadini, associazioni, partiti: dobbiamo agire insieme. Solo così possiamo smettere di inseguire gli altri e diventare noi il punto di riferimento».
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