Ha inventato un modo nuovo di raccontare la paura. Oggi Dario Argento compie 85 anni e il mondo del cinema celebra il regista che ha trasformato il thriller e l’horror in opere d’arte. Nato a Roma il 7 settembre 1940, soprannominato il «Maestro del brivido», ha diretto film entrati nella storia come «Profondo rosso», «Suspiria» e «Phenomena».
Prima di diventare regista, Argento è stato critico cinematografico per il quotidiano «Paese sera». La sua penna controcorrente, attenta al cinema di genere e al linguaggio popolare, lo porta presto a entrare in contatto con i grandi nomi del cinema italiano.
Negli anni Sessanta collabora alla scrittura di diverse pellicole e contribuisce, insieme a Sergio Leone e Bernardo Bertolucci, al soggetto di «C’era una volta il West». Nel 1970 firma il suo debutto alla regia con «L’uccello dalle piume di cristallo», film che, nonostante un’accoglienza inizialmente tiepida, diventa presto un grande successo commerciale. Da qui nasce la cosiddetta Trilogia degli animali, completata da «Il gatto a nove code» e «Quattro mosche di velluto grigio», opere che pongono Argento tra i pionieri del giallo all’italiana e ne delineano i tratti distintivi: uso ossessivo dei dettagli, inquadrature innovative, attenzione alla psicologia del crimine.
Il 1975 segna il punto di svolta con l’uscita di «Profondo rosso», film che ancora oggi è considerato la sua opera più rappresentativa. L’opera, interpretata da David Hemmings e Daria Nicolodi, mescola indagine poliziesca, atmosfere gotiche e un uso rivoluzionario della musica, affidata al gruppo dei Goblin. La pellicola ottiene un enorme successo di pubblico e critica e definisce un nuovo modello di cinema del brivido, tanto che molti storici del cinema lo considerano l’apice della carriera del regista.
Dopo il trionfo di «Profondo rosso», Argento si immerge definitivamente nel soprannaturale con «Suspiria» del 1977. Ambientato in una scuola di danza tedesca popolata da streghe, il film è un’esplosione di colori innaturali, scenografie visionarie e sonorità ipnotiche.
Questo titolo apre la trilogia delle Tre Madri, proseguita con «Inferno» nel 1980 e conclusa con «La terza madre» nel 2007. Grazie a «Suspiria» il regista romano si consacra come autore internazionale e il film diventa uno dei più citati e influenti dell’horror mondiale, tanto da essere oggetto di un remake americano nel 2018.
Il decennio successivo è segnato da una serie di titoli che mostrano la sua capacità di innovare costantemente. Con «Tenebre» del 1982 torna al giallo con una violenza stilizzata e un gioco continuo tra realtà e rappresentazione. Nel 1985 gira «Phenomena», interpretato da una giovanissima Jennifer Connelly e da Donald Pleasence, dove mescola paranormale, insetti e atmosfere gotiche in una narrazione unica nel suo genere. Due anni più tardi, con «Opera», ambientato nel mondo della lirica e ispirato al Macbeth di Verdi, Argento raggiunge uno dei vertici della sua poetica, costruendo sequenze visivamente disturbanti che ancora oggi restano tra le più memorabili della sua carriera.
Negli anni Novanta, la figlia Asia Argento diventa una delle protagoniste del suo cinema. Dopo «Due occhi diabolici» del 1990, realizzato insieme a George Romero e ispirato a Edgar Allan Poe, Dario Argento dirige «Trauma» nel 1993, «La sindrome di Stendhal» nel 1996 e «Il fantasma dell’Opera» nel 1998, tutti interpretati dalla figlia. In questi anni il regista alterna momenti di grande inventiva a opere più discusse, ma conferma una cifra stilistica che resta inconfondibile.
Con il nuovo millennio Argento torna alle atmosfere del thriller con «Non ho sonno» del 2001, in cui recita anche Max Von Sydow. Seguono «Il cartaio» del 2004 e il ritorno al soprannaturale con «La terza madre» nel 2007. Nel 2012 sperimenta il 3D con «Dracula», che però non incontra il favore della critica. Nel 2022 presenta invece alla Berlinale «Occhiali neri», riportando sullo schermo le atmosfere del giallo e ancora una volta con Asia Argento nel cast. Parallelamente, ha pubblicato libri come l’autobiografia «Paura» e ha prestato la sua voce per il doppiaggio del videogioco «Dead Space».
La carriera di Dario Argento è stata costellata da riconoscimenti prestigiosi, tra cui il David di Donatello Speciale ricevuto nel 2019 e il Premio Siae Andrea Purgatori alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2025. Molti suoi film hanno ispirato registi internazionali come Quentin Tarantino, John Carpenter e Gaspar Noé, confermando la sua influenza sul cinema mondiale. Curiosamente, nel 1973 Argento ha anche diretto una commedia storica, «Le cinque giornate», unica parentesi non horror della sua carriera.
Oltre ai film, il negozio Profondo Rosso a Roma
Oltre ai film, Argento ha lasciato nella capitale tracce tangibili della sua arte. Nel 1989 ha aperto in zona Prati il negozio Profondo Rosso, ancora oggi attivo, che ospita un piccolo museo con oggetti di scena, costumi e fotografie dai suoi set. È diventato un luogo di culto per appassionati di horror, giallo e fantascienza.
La Capitale ha anche fatto da sfondo ad alcune delle sue scene più iconiche: nel quartiere Coppedè, davanti alla fontana di piazza Mincio, Eleonora Giorgi appare in «Inferno» (1980), immersa in una notte dai toni lividi e surreali. Già con «L’uccello dalle piume di cristallo» Argento aveva scelto location romane come via Po e largo di Villa Paganini, luoghi che hanno contribuito a creare la peculiare atmosfera delle sue prime opere.
Dal cinema alla moda. Molti creativi si sono ispirati al suo immaginario: nel 2018 Gucci ha ambientato proprio a Roma la campagna pre-fall, evocando quell’horror chic che Argento ha reso inconfondibile.
In un’intervista recente, Dario Argento ha dichiarato: «Sono diventato “Dario Argento” molto presto. Il segreto? Guardare nel mio profondo». Una frase che riassume l’essenza di un artista che ha trasformato le proprie paure in immagini universali e che ha reso la paura un linguaggio poetico.
Oggi, a 85 anni, la sua eredità rimane intatta. Dario Argento continua a essere celebrato come il «maestro del brivido», regista che ha dato un volto al brivido e che ha trasformato l’horror e il thriller in una forma d’arte senza tempo.
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